«A n’ammore sperduto», il nuovo brano di Canio Loguercio realizzato con le detenute del carcere di Pozzuoli

«E sentivo la necessità non di un canto tecnico ma di un sussurro interno e intenso»

«A n’ammore sperduto», il nuovo brano di Canio Loguercio realizzato con le detenute del carcere di Pozzuoli
«A n’ammore sperduto», il nuovo brano di Canio Loguercio realizzato con le detenute del carcere di Pozzuoli
Sabato 13 Aprile 2024, 11:09
4 Minuti di Lettura

L’idea gli è venuta un anno fa: realizzare un brano insieme a delle donne, amiche musiciste ma soprattutto con le detenute di un carcere: «Immaginavo che come me si facciano compagnia con le canzoni» piega il cantautore lucano Canio Loguercio. «E sentivo la necessità non di un canto tecnico ma di un sussurro interno e intenso, come accade a chi non può cantare a squarciagola e come cerco di fare io nei miei brani che sono per lo più sussurrati».

Perciò ha scritto ai vertici della casa circondariale femminile di Pozzuoli che gli hanno accordato il progetto: avrebbe trascorso alcuni giorni insieme alle ospiti della struttura per creare «il loro canto libero». Ne è venuto fuori «A n’ammore sperduto», brano in napoletano scritto insieme a Giulia, Raffaella, Annabella, Simona, Katia, Annamaria, Amelia e anche Charity che è nigeriana ma si è trovata a suo agio col vernacolo partenopeo, e poi Filomena D’Andrea Makardìa e Unaderosa, musiciste molto attente ai temi sociali, come Eduarda Iscaro che oltre a cantare ci ha messo il suono della sua fisarmonica, insieme alla chitarra di Massimo Antonietti e alla tromba di Ciro Ricciardi, suoni poi arrangiati dallo stesso Loguercio con Rocco Petruzzi che ha aggiunto le sue tastiere, poi missato e prodotto il brano; alla canzone è stato abbinato un videoclip diretto da Denis Gianniberti. La canzone e il video vengono presentati martedì 16 aprile, alle 17.30 alla fondazione Premio Napoli.

L’autore ha invitato le autorità del carcere, il musicologo e compositore Pasquale Scialò e l’attrice Cristina Donadio. Cos’è un amore sperduto? «Un sentimento che si è smarrito e che chissà, può essere ritrovato» commenta l’artista che dice di aver citato diversi brani del repertorio classico napoletano, da «Reginella» a «Marechiaro» – in allegato il testo integrale del pezzo - per rendere omaggio alla città cui è molto legato a una tradizione immortale. «Le canzoni sono compagne di vita.

Raccontano storie, dolori e speranze che sembrano appartenere ad ognuno di noi. Questo brano, dedicato a un amore disperso, ci porta in fondo al mare o in volo, in un altrove dove un giorno quell’amore potremmo forse ritrovarlo. È un canto che scava nei versi di canzoni classiche napoletane e prefigura spazi di libertà intimi che solo una passione profonda ci può restituire».

Loguercio spiega perché la scelta di una canzone scritta con persone detenute: «Ho provato una grande emozione nel condividere questo sguardo sull’amore e sulla lontananza con alcune detenute del carcere di Pozzuoli. Hanno reso intenso e reale un sentimento che, senza di loro, non avrei mai saputo descrivere con tale forza espressiva». E poi dell’invito ad amiche artiste: «Ho chiesto inoltre a tre amiche, Eduarda Iscaro, Filomena D’Andrea Makardìa e Unaderosa, cantanti bravissime che masticano la tradizione con energia e forte senso della contemporaneità, di aggregarsi a noi in questo viaggio quasi onirico fra cielo e mare, vissuto dall’interno di un carcere. Insieme abbiamo provato a immaginare di andare oltre quello spazio di reclusione dove abbiamo registrato il brano e poi girato il videoclip. Spero si riesca a percepire la gioia di un lavoro fatto insieme con tanta allegria, ma anche con qualche lacrima di commozione».

Video

La conclusione: «Grazie a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di “A n’ammore sperduto” e, in particolare, al personale della casa circondariale femminile di Pozzuoli e ad Adriana Intilla per averci seguito con generosa disponibilità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA