Il rapporto tra il sesso e la disabilità non è più un tabù grazie al documentario su Manuela Migliaccio

Ha baciato Rocco Siffredi mentre partecipava a un festival erotico

Manuela Migliaccio
Manuela Migliaccio
di Alessandra Farro
Lunedì 11 Dicembre 2023, 19:31
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Ha baciato Rocco Siffredi mentre partecipava a un festival erotico, ha stabilito il record mondiale di camminata con esoscheletro a Rimini (15 km) e ha sfilato alla New York Fashion Week (e una delle sue foto è stata censurata da Facebook perché le si intravedeva un capezzolo): Manuela Migliaccio, napoletana classe ’84, oggi medico veterinario, non ha lasciato che la sua disabilità si imponesse come un limite alla sua vita, piuttosto ha imparato a conviverci. Concerti, rave, cinema, teatro, non ha rinunciato mai a nulla, nonostante la società rimanga ancora stranita scoprendo che una ragazza sulla sedia a rotelle viva la sua vita normalmente, come dovrebbe essere.

“Let’s talk about sex” è il documentario, scritto da Olga Sargenti e diretto da Francesco Rubattu e Roberta Palmieri, in cui racconterà la sua incredibile storia, fatta di grande forza, coraggio, determinazione e una miriade di aneddoti meravigliosi, senza scadere nel pietismo retorico a cui si è soliti accostare le vicende sulla disabilità.

«Da questo progetto traspare la parte umana della disabilità, quella vera, reale, quotidiana, la parte intima e soprattutto la parte sessuale che in Italia è ancora un tabù», racconta la protagonista. «Sono un medico veterinario, sono stata un’attrice, una modella e un’atleta, e prima di essere disabile
sono prima di tutto una donna, con i propri bisogni fisici e mentali. 14 anni fa un incidente mi ha completamente stravolto la vita, ma nonostante la società preveda che io possa aver raggiunto tutti questi successi, non ha mai considerato l’importanza della sfera intima e sessuale delle persone con una disabilità».

Manuela ha intenzione di scardinare ogni tabù, incentrando il suo racconto, onesto, sincero e veritiero, sul rapporto tra la disabilità e il sesso, anziché sciorinare le solite problematicità legate alle barriere architettoniche (che comunque esistono e pesano sulla vita di persone, mentre non dovrebbero). 

Le riprese del documentario, prodotto dall’indipendente Sette e Mezzo Studio, con il contributo dell’Emilia-Romagna Film Commission e della Fondazione Carisbo, partiranno nei primi mesi del 2024 a Bologna, città in cui Manuela ha scoperto se stessa dopo l’incidente, fino a Lodi.

È attiva una campagna di crowdfunding sulla piattaforma di Produzioni dal Basso per raggiungere il budget necessario perché il lavoro possa essere realizzato, qui il link.

«Sono tre i motivi per cui dovreste donare», continua Manuela. «Primo, un argomento così delicato trattato in questa maniera non l’avete mai visto; secondo, basta con la solita retorica sui disabili; e terzo, siamo bravissimi e ormai io ci ho messo il pensiero!».

Il docufilm, oltre al passaggio nelle sale, sarà destinato alle aule scolastiche, in modo da sensibilizzare sul tema della disabilità che in Italia non viene trattato in maniera adeguato, insieme all’educazione sessuale.

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