«Scoppierà un casino,
arriveremo a Renzi»

«Scoppierà un casino, arriveremo a Renzi»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 14 Settembre 2017, 23:55
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Mettere a fuoco il ruolo del maggiore Gian Paolo Scafarto nell’ambito della gestione delle carte riservate del caso Consip e, più indietro nel tempo, anche della Cpl Concordia. Due anni dopo gli arresti napoletani dei vertici del colosso modenese delle Coop, arriva una novità dal Csm. È la prima commissione, che si sta occupando del caso Consip, ad imprimere una possibile svolta investigativa, sia su Scafarto, sia sul colonnello Sergio De Caprio, l’ex capitano Ultimo autore dell’arresto di Riina, transitato dal Noe ai servizi, per fare di recente ritorno nei ranghi dell’arma. In sintesi, pesano le parole riservate della procuratrice di Modena Lucia Musti, messe a verbale lo scorso luglio nel corso di una audizione dinanzi alla prima commissione del Csm. Due sono le frasi sospette riportate dalla procuratrice emiliana, che coinvolgono Scafarto e De Caprio.


Stando alla Musti, nel settembre del 2016, Scafarto le avrebbe detto, a proposito della Consip: «Scoppierà un casino, arriviamo fino a Renzi». Una indiscrezione che - se fosse vera - sarebbe una clamorosa fuga di notizia, in anticipo rispetto al deposito delle carte sul giglio magico almeno di quattro mesi. Parole che lasciarono senza replica la stessa procuratrice emiliana, che riferisce anche un’altra frase ad effetto, pronunciata nel 2015 dallo stesso De Caprio: «Lei ha una bomba tra le mani, può farla esplodere». Il riferimento in questo caso era alle carte sulla Cpl Concordia spedite nel 2015 a Modena dalla Procura di Napoli, che contenevano - tra l’altro - le conversazioni tra l’ex premier Renzi e il generale della Finanza Adinolfi. Materia destinata agli approfondimenti della Procura di Pignatone, proprio alla luce delle audizioni della Musti e dello stesso vicario della procura di Napoli Nunzio Fragliasso. Possibile infatti che gli inquirenti vogliano approfondire anche il clima nella Procura di Napoli, nell’estate di due anni fa, quando si decise di trasmettere le carte sulla Cpl concordia (compresa le telefonate tra Renzi e Adinolfi) a Modena. Una vicenda già esplorata a Napoli, che ha prodotto l’inchiesta a carico di cinque sottufficiali del Noe, poi finita con l’archiviazione. Dopo la pubblicazione della telefonata tra il generale Michele Adinolfi e dell’ex premier Renzi (risalente a gennaio del 2014), nacque un’inchiesta per verificare la responsabilità del deposito di atti non pertinenti.


Vennero indagati cinque sottufficiali del Noe, accusati di reati colposi, per aver reso pubblici, in vista di una udienza del Riesame, carte che dovevano rimanere omissate.
Ed era stato il pm Cesare Sirignano (oggi alla Dna) ad indirizzare al Noe un ordine di servizio, nel quale si disponeva di omissare tutto ciò che non avesse alcuna pertinenza con le indagini sulla Cpl, quindi anche l’informativa su Renzi e Adinolfi. Una precauzione adottata dal pm Sirignano, che aveva ereditato quella informativa da un altro gruppo di lavoro della Dda di Napoli (i pm Celeste Carrano e Henry John Woodcock), che erano arrivati a Renzi e Adinolfi, intercettando le trame dell’ex responsabile relazioni esterne della stessa Cpl, in un altro filone di indagini. Chiara ora la strategia della prima commissione, forte di un mandato ampio del comitato di presidenza del Csm ad indagare su presunte anomalie registrate nelle indagini Cpl Concoria e Consip: possibile che i testi ascoltati abbiano fatto riferimento alla gerarchia militare del Noe, aprendo così un supplemento di indagine alla Procura di Roma. Tocca ai pm di piazzale Clodio mettere a fuoco il ruolo di Scafarto, protagonista di quella stagione investigativa, ma anche il clima di tensione che si abbatté sulla Procura di Napoli nella gestione del caso Cpl e nella trasmissione di informative da un computer all’altro.
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