Pino Daniele, un libro che nasce di notte e per amore

di Alessandro Barbano
Mercoledì 14 Gennaio 2015, 23:45 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 00:06
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Questo libro nasce di notte. Quando la marea di cittadini di ogni età che ha riempito Piazza Plebiscito per l’ultimo saluto a Pino Daniele defluisce per le vie laterali del centro. Quando i giornalisti chiudono la prima edizione e le scrivanie sono ormai campi di battaglia, su cui carte, giornali e foto volano per aria nella concitazione dell’ultimo titolo. Quando Titta Fiore, capo della redazione Cultura e Spettacoli entra e dice: «Dobbiamo fare qualcosa che resti». È un appello, ma suona come una chiamata alle armi. Così la mia stanza s’è riempita in un baleno di colleghi. E la notte s’è fatta piccola piccola. Riappesi i cappotti, abbiamo ricominciato daccapo. Ma è stato facile. Perché le idee si sono parate davanti subito, quasi volessero venirci in soccorso. «Mille culure» ripescati dentro quello straordinario archivio umano che è la memoria dei giornalisti del Mattino.



E quanto Pino ci abbiamo trovato, parlando e riparlando fino all’alba. Non paia presunzione, cari Lettori, se vi diciamo che ci siamo commossi al pensiero di avere con lui una consonanza ideale. Daniele ha portato Napoli nel mondo e ha letto il mondo con gli occhi di Napoli. È proprio quello che cerchiamo di fare tutti i giorni, assecondando questa straordinaria cultura nel suo volo oltre il tempo e lo spazio. Non c’è nel mondo una città italiana che abbia maggiore proiezione di Napoli. Perché poggia su un’identità forte. E perché si aggiorna senza tregua.



L’avventura di Pino Daniele si spiega così. Tradizione e sfida alla tradizione, identità e globalità, canzone classica e canzone d’autore, tutto dentro una metropoli che è anche un grande popolo. Come Totò, Eduardo, Massimo e diversamente da loro, e come gli altri che verranno su questa inesauribile scia, il «Nero a metà» ci ha raccontato, ci ha fatto sognare, ci ha provocato e ci ha consolato per il tempo di più generazioni.



Vorrei poterlo chiamare amore, ma non so se gli piacerebbe. Aveva, lui, una segreta paura del dolce, e un’umile sobrietà delle emozioni.

Allora grazie, Pino. E ciao.