Italia, 5 nonni per bimbo ma solo il Mezzogiorno è in flessione di abitanti

Il censimento Istat sul 2022: Napoli ha il record di perdita di popolazione

Natalità
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Marco Espositodi Marco Esposito
Lunedì 18 Dicembre 2023, 23:46 - Ultimo agg. 19 Dicembre, 19:00
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Cinque anziani per ogni bambino. L’Istat pubblica il censimento 2022 (un tempo decennale e ormai permanente) e innova il modo di comunicare ladifficilissima situazione demografica, per renderla sempre più comprensibile. Inoltre, seconda novità, entra per la prima volta nel dettaglio dei sei diversi modi di essere italiani, con o senza cittadinanza, con cittadinanza acquisita e così via. Con definizioni sempre più complesse perché gli «italiani dalla nascita nati in Italia» sono 51,7 milioni e non riuscirebbero a reggere il Paese senza i 7,3 milioni di residenti con alle spalle storie di migrazioni, compresi i rientri di cittadini italiani nati all’estero.

L’Istat traccia quindi il quadro di un Paese che cambia ma, purtroppo, con una costante: la debolezza del Sud. Tra nascite, morti, arrivi e partenze infatti il Mezzogiorno è la sola area del Paese a perdere abitanti, mentre il Nord è in crescita e il Centro in equilibrio. La quota Sud sul totale Italia, che all’inizio del secolo era intorno al 36%, scivola verso il 33%. Tra le città con oltre centomila abitanti, il primato negativo è di Napoli scesa da 921mila a 917mila a fine 2022 (e 912mila a ottobre 2023). Perdono anche Palermo, Messina, Catania, Torino e Reggio Calabria. Le città in crescita invece sono, nell’ordine, Milano, Roma, Parma, Bologna, Brescia, Firenze, Prato e Bari con quest’ultima eccezione felice nel Meridione. Alcuni dati del censimento non sorprendono, come la crisi delle culle, arrivata al quindicesimo calo consecutivo: dai 577mila nati del 2008 si è scesi a 393mila nel 2022 e quest’anno in base ai dati mensili pubblicati ieri (e aggiornati a ottobre) si scenderà a 380mila. 

Con i morti a quota 715mila è evidente lo squilibrio demografico, compensato solo in parte dagli arrivi di stranieri, in ripresa nel 2022 rispetto agli anni della pandemia (gli ingressi sono aumentati del 38% rispetto al 2021). Tuttavia gli stranieri si insediano nelle aree economicamente più forti per cui il loro contributo al Mezzogiorno è modesto e in tre regioni - Campania, Calabria e Sicilia - insufficiente per recuperare lo squilibrio cosiddetto naturale, cioè tra nati e morti.

E i problemi del Sud non finiscono qui perché le migrazioni interne continuano ad avere come direzione prevalente quella che dal Meridione va verso Roma e il Nord, con una perdita tra arrivi e partenze di 67mila persone. Tirate le somme, per le otto regioni del Mezzogiorno il 2022 si chiude con una contrazione di 76mila abitanti mentre il Nord aumenta di 44mila. Le migrazioni interne sono state particolarmente pesanti per Calabria e Basilicata: soltanto nel 2022 hanno perso più di 5 persone ogni mille. Piccola consolazione per il Sud è la conferma di Orta di Atella, in provincia di Caserta, come comune con la popolazione media più giovane della penisola: 36,9 anni cioè dieci sotto la media generale. 

L’invecchiamento è un dato drammatico dell’Italia e l’Istat stavolta lo rappresenta con il confronto fra gli anziani (intesi come le persone di 65 anni e più) e i bambini fino ai 6 anni non compiuti. Al censimento del 1971, quel rapporto era praticamente alla pari cioè un nonno per ogni bimbo. Nel 2019 si è arrivati a 5 anziani per piccolo e nel 2022 a 5,6 anziani per bambino. Mostra segni di dinamismo invece il numero di matrimoni del 2022, soprattutto grazie alle seconde nozze. Il trend però non è confermato per il 2023.

Il focus maggiormente innovativo dell’Istat è quello sui diversi modi di essere italiani. I residenti in Italia infatti sono 59 milioni ma ci sono anche 5,9 milioni di italiani residenti all’estero. Di questi, un terzo è nato in Italia mentre due terzi sono cittadini di sangue, cioè figli di italiani residenti all’estero. Alcuni di loro hanno ottenuto la residenza italiana di recente, con l’obiettivo talvolta di avere un passaporto europeo che consentisse loro di lasciare il Paese non per raggiungere l’Italia bensì la Spagna, in genere dal Sudamerica. 

Ma torniamo ai 59 milioni di residenti in Italia. Gli italiani che potremmo definire “standard” (cioè nati in Italia e da sempre cittadini italiani), sono 51,7 milioni. Gli altri 7,3 milioni appartengono a ben cinque gruppi pertanto il totale di categorie è sei. «La semplice distinzione italiano-straniero - sottolinea l’Istat - non evidenzia del tutto le specificità e la complessità di una popolazione la cui osservazione richiede necessariamente la messa a punto di nuovi strumenti». Il più numeroso è quello di stranieri “standard” cioè i classici immigrati che hanno preso regolare residenza e che sono 4,2 milioni. 

Poi ci sono 1,1 milioni di «nuovi italiani nati all’estero», vale a dire stranieri immigrati che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Soltanto nel 2022 le acquisizioni sono state 214mila, non di rado donne straniere che sposano maschi italiani. Il terzo gruppo, pari a 900mila persone, è composto da immigrati di ritorno, cioè italiani nati all’estero e rientrati nel nostro Paese. Del quarto gruppo, che conta 853mila persone, fanno parte gli «stranieri nati in Italia», vale a dire bambini e ragazzi con età media di 9 anni, che non hanno la cittadinanza ma che sono nati qui e studiano nel nostro Paese, per cui nei fatti sono sul percorso per acquisire la cittadinanza. In tale caso entrerebbero in quello che, per il momento, è il gruppo meno numeroso cioè 323mila «nuovi italiani nati in Italia», vale a dire figli di stranieri che sono nati entro i nostri confini e hanno già acquisito la cittadinanza. La loro età media è di 18 anni. Anche dai freddi numeri è evidente che senza il contributo dei giovani e giovanissimi nati in Italia (che abbiano o meno la cittadinanza) lo squilibrio demografico sarebbe enormemente peggiore. 

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Infine una annotazione: gli stranieri residenti in Italia a fine 2022 sono 5 milioni e 142mila, con equilibrio di genere. Ma all’interno delle singole comunità, ve ne sono alcune spiccatamente maschili e in particolare Senegal, Pakistan e Bangladesh nelle quali gli uomini sono oltre sette su dieci, e altre marcatamente femminili con le prime due direttamente legate al conflitto tra Russia e Ucraina, che rende difficile la migrazione di maschi, seguite da Polonia, Brasile e Moldova. 

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