Berlusconi torna in campo «Ora capite cosa ho subìto»

Berlusconi torna in campo «Ora capite cosa ho subìto»
Giovedì 12 Marzo 2015, 03:32
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Alessandra Chello
Il diavolo e l'acqua santa. Prove generali di un incredibile armistizio. Berlusconi che ringrazia i magistrati. No. Non è fantapolitica. Ma la scena madre del giorno dopo l'assoluzione sul rognosissimo caso Ruby. Le toghe della Cassazione, infatti, dopo dieci ore di logorante camera di consiglio, hanno tirato fuori il verdetto: innocente. Meglio di un elisir di lunga vita per il Cav.
Imputato di concussione per induzione e prostituzione minorile, condannato in primo grado a 7 anni, era stato assolto in appello. Adesso il colpo di spugna definitivo su quello che certamente è stato il processo più importante per l'ex premier. Un incubo che gli ha tolto il sonno per il peso dell'accusa infamante. Una zavorra che lo seguiva ovunque. E che si è trasformata, in quella lunga di notte di martedì, in una fiammante Ferrari. Galvanizzato e con il cuore a mille si gode la vittoria. Sogna il riscatto. Prepara la rimonta e la discesa in campo. Di nuovo.
La zampata di B. tra allegria e bandiere. Centralini in tilt ad Arcore. E a Roma c'è una festa che lo attende. È quella degli uomini e delle donne di Forza Italia radunati a palazzo Grazioli, nel parlamentino azzurro. Una sfilata di alfieri targati Fi al settimo cielo. C'è Brunetta, Gasparri, Verdini, Toti, Matteoli, Martino, Romani. Il fratello Paolo Berlusconi. E la fidanzata Francesca Pascale che commenta: «Dopo cinque anni di calunnie e sofferenze finalmente la verità: sono sempre più orgogliosa di stargli accanto».
Davanti al quartier generale, gli striscioni della gente comune. I forzisti della strada. Sono accorsi anche loro per condividere il trionfo. Della serie: «Menomale che Silvio c'è». «Ancora». Berlusconi abbraccia amici e compagni di partito. «Avrò per sempre nel cuore questo ricordo», dice.
Poi si lascia portar via da una delle sue solite derive: «Ora però basta commozione... bunga bunga per tutti». Sorride. Si commuove. Stringe mani come fa un ostaggio liberato dopo lunga prigionia. E bacchetta i parlamentari, impegnati nel voto del ddl sulle adozioni, usciti dall'aula del Senato per andare a salutarlo: «Basta un'assoluzione per farvi fare vacanza dal Parlamento...». E ai giovani che facevano capannello in via del Plebiscito, ha detto: «Adesso speriamo che gli italiani si accorgano di quello che ci hanno fatto. Siete voi che dovete essere forti: voi siete il futuro, noi possiamo al massimo dare i consigli che ci derivano da una vita intensa». Continua. «Finalmente la verità: è una gran bella giornata per la politica per la giustizia e per lo stato di diritto».
Silvio l'araba fenice. Risorge ancora una volta dalle sue ceneri. Pontifica. E spiega che con la sentenza che salda tutte le fratture «archiviata anche questa triste pagina, sono di nuovo in campo per costruire, con Forza Italia e con il centrodestra, un'Italia migliore, più giusta e più libera». Poi si sfoga: «Ho perso cinque anni della mia vita, la condanna era un modo per farmi fuori, ma ora siamo qui e andiamo avanti». Rivela poi di essere in possesso di elementi e carte per dimostrare che ha ragione da vendere anche contro De Benedetti nella vicenda Cir-Mondadori. Ma non si lascia scappare l'occasione per serrare i ranghi e annunciare ancora una volta la rivoluzione azzurra. Parola d'ordine: «Lavorare insieme per battere la sinistra».
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