Candidati, De Luca ora fa mea culpa scoppia la rivolta degli «inopportuni»

Candidati, De Luca ora fa mea culpa scoppia la rivolta degli «inopportuni»
Lunedì 11 Maggio 2015, 03:28
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Gerardo Ausiello
«Alcune candidature potevano essere evitate». Sugli impresentabili Vincenzo De Luca fa mea culpa. E ammette che nella composizione delle liste «qualche sbavatura c'è stata». Lo fa da Caserta, dove il tema della legalità e delle liste pulite è particolarmente sentito. «Voglio usare parole chiare e definitive», è l'esordio del candidato governatore del Pd. «Siamo arrivati alle ultime 12 ore, quindi poco prima della consegna, e ci siamo trovati con proposte di liste apparentate che oggettivamente era difficile valutare singolarmente».
Da qui, dunque, il pasticcio: «È del tutto evidente che non ho seguito la composizione delle liste, con tutta sincerità qualche sbavatura - spiega - c'è stata ed oggettivamente alcune candidature potevano essere evitate». Ciò in quanto «è inopportuno che si candidi chi è accusato di contiguità con i poteri criminali». Così ora l'ex sindaco di Salerno prova a sparigliare: «Per me - chiarisce - ci sono due condizioni che devono essere osservate e sulle quali non transigo, ovvero la battaglia esplicita contro la criminalità e nessun tipo di contrattazione. Agli elettori, allora, dico non votate chi non dimostra serietà ed affidabilità. Da queste persone io non voglio neppure un voto». «Adesso che ho chiarito cosa è accaduto quando abbiamo depositato le liste, spero che il caso sia chiuso», aggiunge. De Luca non fa nomi, ma il riferimento è ai numerosi candidati che hanno problemi con la giustizia, alcuni dei quali finiti nel mirino dei pm per presunte complicità con i clan. Proprio queste presenze «ingombranti» hanno scatenato la bufera e la presa di posizione dei vertici nazionali del Pd.
Le parole del candidato alla presidenza della Regione non passano inosservate, soprattutto tra coloro che si sentono tirati in ballo. Molti incassano il colpo senza commentare ma c'è chi non ci sta. È il caso, ad esempio, di Enrico Maria Natale, in corsa con la lista Campania in rete, citato dallo scrittore Roberto Saviano perché «la sua famiglia è stata accusata di essere in continuità con la famiglia Schiavone»: «Non ritengo che la mia candidatura sia inopportuna, faccio politica da più di dieci anni - è la replica - non sono mai stato contestato e non ho mai avuto cause ostative. Le posizioni giudiziarie che hanno riguardato la mia famiglia sono state chiarite, archiviate ed abbiamo avuto anche un risarcimento. Una persona dopo aver dimostrato l'estraneità ai fatti che sono stati contestati che deve fare? Sparire? In Italia si sta facendo un caso sul mio nome, sembra che abbiano candidato Al Capone, sono veramente sconcertato». Carlo Aveta, il consigliere regionale definito «fascista» per la sua simpatia verso Benito Mussolini, si chiama fuori: «De Luca non si riferiva a me - taglia corto - Io sono incensurato e non ho mai subito un processo penale, non sono assolutamente un impresentabile. Di me De Luca ha sempre detto che sono una persona perbene. Anzi, lo ha ripetuto in continuazione, quasi come un disco incantato».
Rosalia Santoro, moglie di Nicola Turco, vicinissimo all'ex sottosegretario Nicola Cosentino, si sfoga così: «Non si possono esprimere giudizi a priori senza conoscere le persone. Ci hanno messo un'etichetta che sembra la lettera scarlatta. Mio marito ha avuto rapporti politici con Cosentino nel 2009 quando era coordinatore regionale del Pdl avendo noi presentato liste alle Provinciali e alle Regionali a sostegno di Luigi Cesaro e Stefano Caldoro. Poi è nata un'amicizia personale tra loro che non è andata oltre. Mio marito, infatti, non ha mai avuto incarichi politici né tessere di partito. Io, invece, sono appassionata di politica pur essendo laureata in lettere classiche con una specializzazione in archeologia e beni culturali. Ho preso le distanze da Caldoro, che ha fallito, e mi rivedo nel progetto di De Luca ma soprattutto in quello di Renzi». Quanto all'indagine in cui è coinvolto Turco, Santoro chiarisce: «Risale a oltre 15 anni fa, quando mio marito non conosceva neppure Cosentino ed era consigliere comunale a Lusciano». La candidata non risparmia accuse, poi, al consigliere regionale del Pd Giuseppe Russo: «L'estate scorsa mi ha proposto di essere sua candidata ma io ho declinato l'invito perché non volevo correre con il Pd. Ora scopro che definisce la mia candidatura inopportuna. Francamente non mi aspettavo queste dichiarazioni, visto che siamo amici di famiglia».
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