Eredità Agnelli, 5 lettere mettono nei guai Elkann. Una è all’attenzione dei pm: «Grazie per le quote della Dicembre»

Tra i faldoni trovati a casa di John, quelli sulle opere d’arte e sulle «esportazioni»

Eredità Agnelli, cinque lettere inguaiano Elkann. Una è all’attenzione dei pm: «Grazie per le quote della Dicembre»
Eredità Agnelli, cinque lettere inguaiano Elkann. Una è all’attenzione dei pm: «Grazie per le quote della Dicembre»
di Valeria Di Corrado
Lunedì 11 Marzo 2024, 00:17 - Ultimo agg. 12 Marzo, 10:57
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Ci sono cinque lettere che secondo gli inquirenti dimostrano «la risalenza (nel tempo, ndr) della strategia delittuoso-evasiva fondata sulla fittizia residenza estera di Marella Caracciolo». Sono state trovate dai finanzieri durante le perquisizioni ordinate dalla Procura di Torino, nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli che vede indagati per truffa ai danni dello Stato i tre fratelli Elkann, accusati di non aver pagato la tassa di successione su 734.190.717 euro. Il testo di una di queste missive, non firmata, indirizzata a Marella Caracciolo e datata 24 febbraio 2003 (cioè un mese esatto dopo la morte di Gianni Agnelli) recita più o meno così: «Ti ringrazio per la donazione effettuata in data odierna a mio nome relativa alla quota della Dicembre e mi obbligo a corrisponderti per tutto il resto della tua vita una somma equivalente ai redditi che mi perverranno».

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Gli inquirenti sospettano che sia John l’autore, considerato che il giorno stesso della morte dell’Avvocato, Marella gli donò il 25,38% della Dicembre, portando il successore designato al “trono della Fiat” - che già aveva il 33,33% - a detenere il pacchetto di maggioranza: 58,71%.

Peccato che non vi sia prova, per quanto emerso finora dalle indagini, del pagamento di questa rendita a vita alla nonna. Poi, a maggio del 2004, due mesi dopo che Margherita aveva ceduto il suo 33,33% alla madre, quest’ultima decise di ridistribuire il 41,29% che le era rimasto tra i fratelli Elkann, mantenendone la nuda proprietà: l’1,29% a John (che è salito così al 60%), il 20% a Lapo e il 20% Ginevra. «Le cessioni di quote avvenute tra Marella Caracciolo e i nipoti indagati - si legge però nel decreto di perquisizione del 6 marzo - paiono rivestire carattere di atti simulati, non essendo ad oggi stata acquisita prova del pagamento del prezzo ed emergendo anche profili di apocrifia delle firme dei documenti indicati».

Questa lettera, insomma, potrebbe servire a provare un’ulteriore evasione fiscale sui proventi delle quote della “cassaforte” di famiglia (controllante, attraverso plurimi passaggi societari, la stessa Exor), in quanto lascia pensare che Marella ne avesse mantenuto l’usufrutto, al contrario di quanto dichiarò all’Agenzia delle entrate nel 2010 al termine di una verifica fiscale, ossia che «il centro dei suoi interessi economici non fosse in Italia, in quanto il principale asset del suo patrimonio personale situato in Italia - cioè la partecipazione nella Dicembre - era posseduto soltanto a titolo di nuda proprietà». Tra usufrutto e nuda proprietà c’è una differenza non da poco perché ne «deriva - come spiega il pool guidato dal procuratore aggiunto di Torino Marco Gianoglio - un diverso obbligo dichiarativo ai fini delle imposte». In particolare, l’usufrutto implica il godimento del bene e di conseguenza il pagamento delle relative tasse. E, venendo meno il principio della residenza all’estero della Caracciolo, tutto il castello rischia di crollare. Per questo il commercialista di famiglia indagato, Gianluca Ferrero, nel “vademecum della truffa” trovato nella sua cantina, insisteva sul fatto che «nel caso di decesso della signora X (Marella, ndr) dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera». Oltre «alla questione dell’imposta sulla tassa di successione», il fine è preservare «la validità del patto successorio» con cui Margherita si è spogliata di tutto. «Sarà cruciale che gli eredi della signora X (ossia i fratelli Elkann, ndr) intentino causa in Svizzera prima che la signora Y (Margherita, ndr) lo faccia in Italia»; cosa che poi è realmente successa.

NEL CAVEAU

Nel caveau di John Elkann sono state trovate dai finanzieri del nucleo Pef altre quattro lettere di «interesse investigativo». Due di queste sono manoscritte da Margherita Agnelli e parlano della «spartizione del patrimonio del padre e della successione nelle quote della Dicembre»: la prima, del 20 marzo 2003, è indirizzata al figlio John; la seconda alla madre. Poi c’è una missiva del 24 agosto 2014 intestata al “presidente di Fiat ingegner Elkann” in cui il mittente si definisce la ex compagna di Gianluigi Gabetti (consulente storico dell’Avvocato) e fa riferimento a questioni legate al patrimonio di Gianni Agnelli. Infine è stata trovata nel caveau una lettera datata 25 ottobre 2018 a firma di tale Mimma che contiene documenti «sull’origine della decisione presa dalla famiglia Agnelli di far transitare l’eredità dell’Avvocato direttamente in capo a John Elkann, escludendo la figlia Margherita».

 

I QUADRI

All’interno dell’abitazione di Jaki, i finanzieri hanno trovato anche il faldone sulle «opere d’arte 2003-2019» e un altro di colore verde etichettato «temporanee esportazioni-esortazioni definitive». Gli investigatori dovranno capire se si tratta dei 13 dipinti che si trovavano nelle dimore di famiglia e di cui, secondo quanto sostenuto da Margherita nell’esposto presentato a dicembre 2022, si sono perse le tracce dopo la morte di sua madre, avvenuta il 23 febbraio 2019.

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