Migranti, la versione della ong maltese Moas non convince: allontaneremo chi non collabora

Migranti, la versione della ong maltese Moas non convince: allontaneremo chi non collabora
di Sara Menafra
Venerdì 5 Maggio 2017, 08:22 - Ultimo agg. 20:56
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«Collaboriamo con la Guardia costiera italiana, li avvertiamo di tutto quello che facciamo». Rispondono alle domande con spiegazioni dettagliate i tre responsabili della ong maltese Moas, tra i quali Christina Ericcson, capo dello staff dell'organizzazione. Ma a fine giornata, mentre ancora infuriano le polemiche sul ruolo delle organizzazioni nel soccorso ai migranti, l'audizione davanti alla commissione Difesa del Senato, lascia parecchi dubbi. Domande che potrebbero finire nel documento finale che sarà consegnato all'aula e al Governo la prossima settimana.

LE RICERCHE
Sono soprattutto i senatori del centrodestra a dirsi poco convinti delle risposte di Moas, la più ricca delle organizzazioni che operano nel Mediterraneo, direttamente - ma anche apertamente, la notizia è nel loro sito - collegata alla Tangier Group, importane società di assicurazioni marittime. Non tutte le domande trovano risposta. A sollevare il problema è in particolare il senatore Sergio Divina della Lega Nord: «Vi rendete conto che stando fermi in un fazzoletto di mare involontariamente aiutate il traffico di migranti?». La replica di Moas sul punto è generica: «Noi facciamo solo attività di ricerca e soccorso. Non abbiamo mai spento i transponder, operiamo ai sensi degli obblighi internazionali. Condividiamo immagini formali e informali, non c'è nulla da nascondere, semplicemente noi non facciamo attività di polizia giudiziaria».

L'INCHIESTA DI TRAPANI
Proprio la scelta dei luoghi di salvataggio è uno dei punti al centro anche dei documenti secretati del rapporto Frontex, consegnato alla procura di Catania nei giorni scorsi. «Dall'inizio del 2017 - si legge - il 90% dei salvataggi ha coinvolto barche rintracciate direttamente dalle ong».

I magistrati siciliani sembrano intenzionati ad accelerare l'inchiesta in corso, dopo la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati della procura di Trapani dei responsabili legali di una ong. La contestazione è favoreggiamento del traffico di migranti, per aver aiutato una nave in mare prima di ricevere una richiesta di soccorso. Il sospetto è quindi che la segnalazione arrivasse da gruppi criminali. «Non so niente della convocazione da parte del Senato, vedremo quale sarà l'oggetto», dice il procuratore reggente di Trapani, Ambrogio Cartosio. Agli atti dell'inchiesta ci sarebbero intercettazioni e testimonianze, che confermerebbero un contatto diretto tra trafficanti e organizzazioni umanitarie, anche prima della partenza delle imbarcazioni di naufraghi.
Il presidente della commissione difesa del Senato, Nicola Latorre, punta a convocare i pm nei prossimi giorni: «Abbiamo un'altra settimana a disposizione, vedremo se i magistrati potranno partecipare alle audizioni in questo tempo».

LE ONG «SILENZIOSE»
L'altro obiettivo della commissione Difesa sarebbe quello di ascoltare le parole dei rappresentanti delle tre ong che hanno sempre rifiutato ogni interlocuzione con Roma. Latorre ha chiuso la polemica con una battuta: «Se continuano a non rispondere chiederemo che non vengano più in Italia». Al di là dell'attuazione pratica della minaccia, è la prova che le perplessità sul comportamento di alcune organizzazioni umanitarie restano. E che, ad audizioni conclude, la commissione Difesa del Senato potrebbe effettivamente chiedere al Governo di imporre regole più chiare ai volontari che collaborano con l'Italia.

LA POLITICA
Ieri, intanto, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha smorzato i toni: «Ringrazio tutti, volontari, Guardia costiera e forze della Marina, ogni giorni si salvano vite e un Paese come il nostro non può che esserne fiero». Ma la polemica rischia di durare, tra Forza Italia e M5s, che appoggiano le richieste di mezzi per approfondire le indagini avanzate dal procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, e il centrosinistra che chiede prudenza: «Dichiarazioni generiche rischiano di danneggiare organizzazioni benefiche», dice Loredana De Petris di Sinistra Italiana.