A Morcone donne e bimbi migranti vittime di violenze inaudite

L'ex carcere di Morcone
L'ex carcere di Morcone
di Luella De Ciampis
Venerdì 11 Agosto 2023, 11:21
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Dall'odissea del mare alla conquista della normalità, il lungo viaggio dei migranti che risiedono nell'ex carcere di Morcone si racconta attraverso le esperienze quotidiane, passando anche dalla sciagura di Lampedusa nel corso della quale sono morte 41 persone. «Dobbiamo partire proprio da questo episodio - dice Massimo Diglio, docente ed educatore socio-pedagogico - perché una parte di profughi provenienti da Lampedusa doveva raggiungere il nostro centro ma così non è stato, come spesso accade. Lavorare con gli immigrati significa soprattutto prendere in carico le vulnerabilità che riguardano in special modo le donne che scappano perché sono vittime di soprusi e di violenze inaudite, contrariamente agli uomini che sfuggono alla povertà e alla fame. Nell'ultimo periodo, abbiamo curato 7 donne arrivate con ustioni importanti, causate dal carburante bollente usato per farle scendere dal barcone. Si è reso necessario l'intervento quotidiano del medico addetto alla cura dei pazienti nella struttura e di un infermiere per far regredire le ustioni».

In pratica, poiché molte donne non sanno nuotare e hanno paura di buttarsi in mare, i trafficanti che le trasportano in Italia, per indurle ad abbandonare la barca in prossimità del porto, le costringono a farlo ricoprendole di liquidi bollenti. «Questa è solo la punta dell'iceberg - continua Diglio - in quanto i soprusi compiuti ai danni delle donne sono inenarrabili. Attualmente abbiamo in carico una 21enne con crisi epilettiche procurate dalle atroci violenze fisiche subite, e tre giovani donne, vittime di violenza che hanno interrotto la gravidanza all'ospedale del Mare. In questi casi, per noi è difficilissimo far capire a queste ragazze che sono al sicuro e che possono farcela da sole per cui non sempre riusciamo a convincerle a uscire dai circuiti di sfruttamento che le tengono soggiogate. Per fare esempi pratici, la ragazza che avevamo indicato con il nome di Esther e che aveva deciso di interrompere la gravidanza con il trattamento farmacologico, è andata via all'improvviso». «Attualmente - prosegue l'operatore-, abbiamo già a nostra disposizione una psicologa ma ci siamo attivati per entrare in contatto con l'associazione delle donne vittime di violenza del luogo.

Negli ultimi giorni, abbiamo scoperto un nostro ospite che individuava le ragazze più belle e telefonava a un gruppo di persone residenti a Napoli che veniva a prelevarle. Abbiamo chiamato i carabinieri e sequestrato il telefono cellulare del giovane in attesa che si decidano le sue sorti».

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Il racconto del responsabile del centro di contrada Piana evidenzia tante "ferite" aperte, sia fisiche che psicologiche, difficilissime da curare e da rimarginare. «In questo quadro - spiega il responsabile del Centro - il nostro compito è quello di demolire, eradicando le convizioni, le paure, gli atteggiamenti di asservimento e di schiavitù, presenti soprattutto nelle donne, e di ricostruire l'identità e la psiche, attraverso attività e processi di integrazione». Attualmente, nella struttura sono presenti 79 migranti che arriveranno a 85 nei prossimi giorni, di cui fanno parte 10 bambini in età prescolare. La psicologa sta coordinando il gruppo di piccini, tutti in età per il primo e il secondo anno di asilo, provenienti dalla Tunisia, dalla Guinea e dal Camerun, allo scopo di favorire una prima integrazione tra loro. Nella fase immediatamente successiva è previsto un evento ludico con i bambini del luogo per consentire una migliore integrazione che si concretizzerà con l'inizio della scuola. «Oltre alle attività per i piccoli - conclude Diglio - stiamo avviando i laboratori di coiffeur per dare la possibilità alle donne di fare le treccine tipiche dei loro territori alle ragazze del luogo, e di cucina perché in molti hanno espresso il desiderio di imparare a fare la pizza. Abbiamo avviato un rapporto di collaborazione con i contadini del territorio per insegnare agli uomini a usare gli attrezzi per la cura dei campi, a partire dalla zappa e dal decespugliatore per cominciare a curare l'area esterna del Centro. Alcuni ospiti hanno già ottenuto il documento C3, vale a dire il permesso temporaneo per essere contrattualizzati e per poter svolgere un lavoro retribuito».

 

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