«Mi hai rubato la ragazza», Giuseppe Turco attirato in trappola e ucciso con otto pugnalate

L’assassino gli aveva chiesto un incontro: è un marocchino con precedenti penali

Giuseppe Turco
Giuseppe Turco
Marilu Mustodi Marilù Musto
Sabato 1 Luglio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 2 Luglio, 08:10
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Pugnalato alle spalle e al torace per otto volte. È stato ucciso così Giuseppe Turco, 17 anni, incensurato, «un bravo ragazzo», come lo definiscono gli amici. Giovedì sera, in piazza Villa a Casal di Principe, Anass Saaoud, marocchino di 20 anni con precedenti penali, lo ha raggiunto davanti alla “Caffetteria Monza” e lo ha colpito al petto con un pugnale a serramanico, perforandogli i polmoni. L’assassino avrebbe poi dichiarato agli inquirenti di essere stato coinvolto in una lite precedente all’accoltellamento. Di fatto, Giuseppe ha cercato di difendersi, ma non è riuscito a fermare la mano di Anass che continuava ad affondare la lama. Trasportato in clinica, al Pineta Grande Hospital di Castel Volturno, Giuseppe è morto, vittima di una grave emorragia.

«Ora voglio giustizia, pena certa e un processo veloce», dice il padre del ragazzo, Raffaele Turco, fabbro di professione a Villa Literno, nel Casertano. «L’assassino di mio figlio ha alle spalle altri reati - continua - perché è stato lasciato libero di circolare, comprare un coltello e uccidere Giuseppe? Chiedo giustizia per lui ma non solo per lui, noi siamo cittadini italiani come tutti gli altri.

A Casal di Principe, Villa Literno e a San Cipriano d’Aversa vivono tante persone perbene, non vogliamo essere ignorati e abbandonati dallo Stato. Faccio un appello al ministro Matteo Salvini affinché mantenga le promesse sulla sicurezza». L’arma del delitto non è stata trovata, ma l’assassino è stato “incastrato” dagli abiti sporchi di sangue trovati in casa. Catturato dai carabinieri della compagnia di Casal di Principe alle cinque del mattino, ora è rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Gli amici dell’assassino, sui social, nelle ore successive al delitto hanno pubblicato una dedica: «Una presta libertà per mio fratello».

L’accusa è di omicidio volontario. Alla base dell’odio di Anass - già noto alla polizia - c’era un motivo passionale. Il 20enne marocchino non aveva digerito la storia terminata con una ragazza di 14 anni che, però, pare avesse iniziato a frequentare Giuseppe. Stando ad alcune indiscrezioni, sembra che Anass avesse “attaccato” Giuseppe sui social network, ma la discussione era terminata con un chiarimento “virtuale”.

 

Nessuno sospettava che Anass fosse sul punto di organizzare un delitto. L’odio e l’amore, il male che torna a colpire quando si pensava che le ferite fossero guarite. E così, giovedì sera avrebbe attirato in una trappola Giuseppe davanti alla caffetteria. «Mio figlio, giovedì pomeriggio, mi ha detto che doveva andare a mangiare una pizza, poi non so cosa sia accaduto - spiega ancora Raffaele - gli ho chiesto di prendere un caffè a casa con me prima di uscire e lui, scherzando, mi ha detto: papà, allora dammi due euro. Dopo quel caffè non l’ho più rivisto. Alle quattro del mattino i medici mi hanno riferito la notizia della morte». «Non si può morire a 17 anni per futili motivi e, soprattutto, non può uscire di casa con un coltello chi non è nuovo ad episodi criminosi. Il governo è impegnato a ripristinare sicurezza e legalità», ha dichiarato in serata il senatore campano della Lega, Gianluca Cantalamessa. 

La tragedia ha fatto emergere l’allarme criminalità giovanile e, soprattutto, l’abbandono da parte delle istituzioni di un’area “liberata” dalla camorra. La zona di piazza Villa, un tempo, era l’enclave del clan dei Casalesi perchè vicina a via Bologna e via Firenze, residenze dei vecchi boss. Oggi, è libera dall’oppressione, ma senza serrati controlli notturni. Per questo, ieri, il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, ha chiamato in prefettura a Caserta per chiedere un incontro urgente. «Quanto accaduto a Casal di Principe è un episodio di devianza giovanile che spaventa», ha detto il prefetto Giuseppe Castaldo. «L’attenzione della Prefettura è altissima - ha continuato - è stato convocato un comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che si svolgerà martedì alle ore 12».

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Intanto, il parroco della chiesa di San Nicola di Casale, don Franco Picone, punta l’attenzione sull’educazione: «Sono stupito per l’aumentare di questi episodi – ha dichiarato – è come se si stesse diffondendo l’idea che facendosi giustizia da soli si riescono a risolvere i conflitti. Si passa subito dalle parole alle azioni come se si fosse in un videogioco». La famiglia di Giuseppe, intanto, attende il via libera per i funerali. «Il 5 ottobre avrei festeggiato la maggiore età di mio figlio - ha detto il padre - ora sono costretto a organizzare il suo funerale».

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