Cosa ha provocato l'intossicazione di Gerardina Corsano? A questa domanda a distanza di quasi due mesi dalla morte dovranno rispondere le indagini tossicologiche predisposte dalla procura di Benevento e avviate ieri mattina presso il laboratorio forense di Roma. Altri accertamenti saranno eseguiti su campioni sottoposti ad indurimento formolico e che saranno eseguiti questa mattina all'Università degli Studi di Salerno.
Accertamenti irripetibili effettuati con modalità differenti eseguiti facendo ricorso anche a tecniche sofisticate che dovranno stabilire con assoluta certezza che cosa ha determinato l'intossicazione mortale su Gerardina Corsano, la 46enne deceduta il 31 ottobre scorso in circostanze non chiare e cosa ha provocato uno stato di malessere anche nel marito della donna, Angelo Meninno, il 53enne imprenditore agricolo originario di Flumeri.
Ieri mattina è stata eseguita la prima parte degli accertamenti irripetibili richiesti dal pubblico ministero della procura di Benevento, titolare dell'inchiesta, Amalia Capitanio sulla morte della 46enne, dopo l'esclusione dell'intossicazione da botulino.
Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti è emerso che Gerardina Corsano e suo marito, dopo aver cenato nella pizzeria Oasi di Ariano, insieme a due amici, il 28 ottobre scorso, per ben due volte si sono recati al pronto soccorso dell'ospedale Frangipane, lamentando dei dolori addominali, vomito e mal di testa, ma sono stati mandati a casa perché non sarebbero state riscontrate particolari criticità. In un primo momento si pensò che i due coniugi fossero stati intossicati da spore di botulino.
Circostanza poi categoricamente esclusa già dagli esiti degli accertamenti eseguiti al Cotugno di Napoli su Angelo Meninno. Al momento i titolari della pizzeria Oasi di Ariano Irpino, Pina Scaperrotta e Luigi Tranuccio, restano tutt'ora indagati con le accuse di omicidio colposo (difesi dall'avvocato Guerino Gazzella). Resta indagato anche il medico dell'ospedale in servizio al Frangipane di Ariano Irpino. Il dottore Gaetano Lisella, finito nel registro degli indagati con le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose in ambito sanitario (difeso dall'avvocato Giuseppe Romano) il 29 ottobre scorso visitò i due coniugi. Posizioni, quest'ultime, che in base agli esiti degli accertamenti irripetibili potrebbero essere archiviate dalla procura beneventana.