Allarme Isis, il centro operativo
degli uomini dell'anti-terrorismo

Allarme Isis, il centro operativo degli uomini dell'anti-terrorismo
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 26 Maggio 2016, 13:44 - Ultimo agg. 27 Maggio, 10:44
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Un viaggio nella sala operativa dello Scip, il Servizio di cooperazione internazionale della Polizia. La struttura si trova a Roma, a pochi chilometri da Cinecittà, sembra davvero di trovarsi in una delle serie tv o dei film polizieschi più celebri. Un concentrato di tecnologia. Sugli schermi ci sono i mappamondi interattivi dove sono segnalate, con simboli differenti, i vari alert presenti in ogni parte del mondo: bambini scomparsi, latitanti ricercati, sospettati di terrorismo, criminali comuni e della malavita organizzata. Tutto avviene in tempo reale. E tutti questi dati confluiscono in tempo reale nella banca dati delle Forze dell'Ordine, oltre 140mila operatori di polizia che possono verificare durante i controlli se le persone fermate sono segnalate oppure no.  
Nella sala operativa arrivano i dati di Interpol ed Europol, sono 190 i Paesi che collaborano ad arricchire questa sorta di "Grande Fratello" planetario. Nella sala, dove sono presenti oltre venti postazioni, gli operatori di polizia lavorano per 24 ore al giorno per coprire tutti i fusi orari del globo. Su sei schermi, attraverso delle cartine geografiche interattive, sono registrate tutte le situazioni critiche in tempo reale, proprio mentre sono in corso in ogni Paese del mondo. A dirigere il servizio è il 55enne napoletano, Gennaro Capoluongo, sua l'idea di creare questa struttura operativa che è un unicum e un fiore all'occhiello per le nostre forze dell'ordine. A collaborare con Capoluongo ci sono tutti esperti capaci di parlare più lingue a seconda delle specializzazioni: inglese, francese, spagnolo e arabo sono le lingue indispensabili, ma tra gli operatori di polizia c'è chi riesce a destreggiare anche altre lingue come il tedesco.
Ci sono sei uffici principali nel mondo da dove confluiscono la maggior parte delle notizie: Whashington per il Nord e Centro America, Brasilia per il Sud America, Teheran per il Medio Oriente e l'Africa orientale, Bucarest per i Balcani e l'Europa dell'est, Parigi per l'Europa occidentale e l'Africa occidentale, Sidney per l'Oceania. Ognuna con simili strutture a quella italiana. All'interno della sala operativa c'è poi una sala riunioni distaccata che funge da "unità di crisi", qui possono avvenire le videoconferenze con ogni parte del mondo e in maniera criptata così da non essere intercettati da alcuno.
È grazie a questa struttura che dopo pochi minuti gli attentati al Bataclan a Parigi, la polizia italiana sarebbe stata in grado di catturare immediatamente gli attentatori qualora fossero fuggiti in Italia. Particolare attenzione è poi rivolta alle frontiere e alla ambasciate che sono sempre in stretto contatto con la sala operativa romana. È da questa sala operativa che si registrano le criticità su terrorismo e migrazione in particolar modo. Capoluongo, il direttore dello Scip, è sicuro che non sia solo fortuna se in Italia non ci sono stati attentati fino ad oggi. «È il frutto di un lavoro e di una coordinazione che ci consente di prevenire ogni pericolo, anche se il rischio zero non esiste».
 

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