Berlusconi: comando io. E strizza l’occhio ai lealisti

Berlusconi
Berlusconi
di Alberto Gentili
Domenica 13 Ottobre 2013, 10:26
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ROMA Resto in campo e non mollo, non ci sar alcun passaggio di testimone. Sar ancora io, nei prossimi anni, il leader del centrodestra. Silvio Berlusconi, raccontano, nelle ultime ore ha ritrovato un po’ dell’antico piglio. Ma più per sopravvivenza che per passione politica. «Il ruolo di leader del centrodestra», dice un suo fedelissimo, «è l’ultimo e unico scudo che è rimasto a Silvio per provare ad arginare l’assalto giudiziario».

L’IMPOTENZA DEL CAVALIERE



Il problema del Cavaliere, però, è che il partito - dopo la resa sul voto di fiducia al governo Letta - gli è sfuggito di mano. E solo l’azzeramento di tutte le cariche, invocato dai lealisti capitanati da Raffaele Fitto, potrebbe riportare la situazione a suo favore. Ma questo vorrebbe dire rompere con Angelino Alfano & C.

L’altro problema di Berlusconi è Alfano che non molla. Non arretra di un millimetro. Ha cuciti addosso i galloni di segretario del Pdl e sa che nessuno può toglierglieli. «E’ in carica fino al luglio prossimo e lì fino a quel momento resterà», chiosa il ministro Maurizio Lupi.

Tant’è, che all’incontro dell’altra sera in via del Plebiscito, Alfano si è presentato «super sicuro di sé», come racconta uno osservatore. Dicono che abbia chiesto di nuovo la testa del direttore del “Giornale” Alessandro Sallusti, che stia meditando un avvicendamento alla presidenza del gruppo della Camera e che abbia preteso una pubblica smentita degli insulti di Berlusconi ai ministri. Smentita arrivata ieri mattina: «Non ho mai pronunciato quelle frasi, io lavoro per l’unità del partito». Di più. Alfano ieri ha riferito che Berlusconi gli avrebbe detto: «Io l’unità del partito la voglio costruire intorno a te». Nello schema di presidente e vicepresidente o presidente e segretario, com’è adesso. Tant’è, che poi Angelino ha dichiarato pubblicamente: «Mi intendo con Berlusconi, con lui ci si capisce bene». Da qui l’alzata di scudi dei lealisti che per tutta la giornata sono tornati a invocare l’azzeramento di ogni incarico.

LA SPERANZA



In realtà al Cavaliere, che ha telefonato a Fitto, non dispiacerebbe affatto di riprendere tutti i poteri, ”cancellando” Alfano. La prova arriva da un suo stretto collaboratore: «Il Pdl deve trasformarsi in Forza Italia, come è stato annunciato milioni di volte. E il presidente del nuovo movimento sarà Silvio che poi, di volta in volta, affiderà le deleghe operative. Soltanto dopo ci saranno le primarie, come vuole Alfano, oppure si celebrerà il congresso come invocano Fitto e i lealisti. Del resto è sempre stato così e così sempre sarà: un solo uomo al comando. La nomina di Alfano a segretario avvenne in una situazione eccezionale...».

Inutile dire che questo schema non piace ad Angelino. Secondo Maria Stella Gelmini, il vicepremier «ha lanciato un’Opa sul governo e sul partito e non mette nulla a disposizione di Berlusconi. Anzi, si tiene ben stretti i suoi poteri». Gelmini è avversaria di Alfano, ma la sua analisi non è distante dal vero: il segretario del Pdl non ha alcuna intenzione di rimettere il mandato nelle mani del Cavaliere.

IL PIANO



La strategia di Alfano è attendista: aspettare la decadenza di Berlusconi da senatore e l’interdizione dai pubblici uffici che ne decreterà l’incandidabilità alle elezioni. E vedere cosa accadrà. La speranza, nonostante i ripetuti appelli all’unità, è che alla fine siano i lealisti ad andarsene fondando la nuova Forza Italia. Questo approdo, Fabrizio Cicchitto lo indica senza equivoci: «E’ evidente che prima di procedere al passaggio da Pdl a Forza Italia bisogna chiarire molte cose...». Della serie: noi restiamo attestati nel partito attuale e ce lo teniamo ben stretto con Alfano segretario.

Insomma, altro che pacificazione o armistizio. La giornata di ieri ha riportato l’orologio indietro ai giorni (recentissimi) del tutti contro tutti. Con Berlusconi che sbanda: una mezza promessa ad Alfano, una strizzata d’occhio a Fitto.

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