Ingrao, l'incontro a casa con l'inviato del Mattino: «Renzi ha voglia di fare»

Ingrao, l'incontro a casa con l'inviato del Mattino: «Renzi ha voglia di fare»
di Pietro Perone (inviato)
Domenica 27 Settembre 2015, 18:00 - Ultimo agg. 18:50
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Le foto della festa di Lenola per il compleanno dei novantanove anni scorrono sul televisore nel salone dell’appartamento di sempre in zona Tiburtina, un edificio anni Cinquanta sul cui citofono c’è ancora il nome di battaglia utilizzato durante la Resistenza.







Seduto in poltrona, Pietro Ingrao. Guarda quelle immagini con gli occhi lucidi e un po’ si meraviglia di tutti quei sindaci con la fascia tricolore arrivati nel teatro del paese il 30 marzo scorso insieme con tanti compaesani che gli hanno reso omaggio, l’intero circondario dei monti Ausoni, un tempo Terra di Lavoro e poi provincia di Latina, per metà rossa e per metà nera. Quasi si schermisce per tanto affetto l’ultimo testimone del Novecento, mentre la visita di Marrigo Rosato, giovane amico e organizzatore delle celebrazioni, come sempre gli riempie la mattinata, tra ricordi, sorrisi, domande e la promessa di rivedersi presto a Lenola, semmai la prossima estate.



Sfoglia intanto le pagine dei giornali dedicate alla sua festa, ma Ingrao si sofferma su un articolo del Mattino in cui si parla della mancanza di lavoro e degli ultimi, drammatici dati sulla disoccupazione al Sud. Poi si fa leggere la lettera inviata per il suo compleanno dal sindaco di Pedace, in provincia di Cosenza, centro dove l’ex presidente della Camera si rifugiò nel 1942, «in un casolare ai piedi della Sila, località Pratopiano, dove la comunità pedacese gli accordò protezione», ricorda il primo cittadino e Pietro aggiunge che «c’erano anche tanti topi e delle vecchie copie dell’Unità e dell’Avanti nascoste in un casolare. Sarebbe bello poterle riavere...». «Grazie», ripete commosso per un compleanno che nella sua terra è stato lungo un mese, tanto sono durati i convegni, le mostre e le manifestazioni a lui intitolate. Non manca qualche accenno alla politica di oggi, quella che entra in casa attraverso la tv o la lettura di qualche giornale.



Renzi è un bravo ragazzo, a me sembra che abbia molta voglia di fare», dice l’ex presidente della Camera quando gli chiedi cosa ne pensi dell’attuale premier e segretario di un partito nato anche sulle ceneri del Pci. Evidente, però, che Napolitano per motivi affettivi e generazionali è a lui più vicino: «Abbiamo dialogato su posizioni diverse, ma sempre nel reciproco rispetto», spiega Ingrao mentre guarda la copertina dell’ultimo libro che contiene alcuni suoi scritti: «Crisi e riforma del Parlamento», edito dal «Centro studi e iniziative per la riforma dello Stato e dall’Archivio Pietro Ingrao». Uno scambio epistolare con Noberto Bobbio più che mai attuale: «Mantenendo l’impianto pluralistico della Costituzione, si può e si deve andare a uno snellimento e ad una razionalizzazione del sistema di governo parlamentare. Qui vi è una riforma chiave, che è addirittura simbolica: mi riferisco - spiega Ingrao - alla soluzione monocamerale. È dinanzi agli occhi di tutti l’assurda ripetitività dei dibattiti, di decisioni legislative, di interventi ispettivi; l’esorbitanza del numero dei parlamentari, i difetti pesanti di coordinamento nell’azione dei due rami del Parlamento; l’arcaicità delle suddivisioni e del numero delle commissioni, e in parallelo la debolezza delle strutture di servizio», spiegava l’eretico del Pci nel lontano 1985. Tutto già chiaro ventinove anni fa, la necessità impellente di cambiare la Costituzione in alcuni punti per ridare funzionalità e credibilità allo Stato perché la Carta oggi, ti spiega Ingrao con un cenno della mano, va bene così e così. Mostra insomma tutti gli anni del tempo «e confesso di provare un certo fastidio di fronte a prediche di ”centralizzatori” e ”decisionisti”, che vedo entrare immediatamente in allarme, quando si mette in dubbio l’utilità e la razionalità di un corpo di parlamentari che sfora il migliaio e che - sia su questioni di indirizzo, sia su misure legislative - ripete due volte, ma spesso (a causa della ”navetta”) anche tre e quattro volte il dibattito, senza che fra l’una e l’altra assemblea esista ormai alcuna differenza di origine e di funzione». Un’analisi che sembra scritta oggi, mentre si accavallano i ricordi e le domande di questo grande anziano che non ha smesso di essere curioso della vita. Fitto il dialogo con l’amico Marrigo e qualche ricordo dedicato a Napoli: la storica federazione del Pci in via Dei Fiorentini e che ora non c’è più; i comizi molto spesso tenuti «in quel teatro grande su via Roma», l’Augusteo. Non manca un cenno a colui che è stato sempre indicato come l’allievo prediletto, Antonio Bassolino: «Non lo vedo da tempo, che fa?».



La politica mai distinta dagli affetti, ieri come oggi.
Scorrono le immagini del passato, quelle che hanno riempito gli stand di una mostra fotografica allestita a Fondi: scatti dedicati agli anni della militanza post-Resistenza, le riunioni con i compagni del basso Lazio nelle sezioni del Pci, le visite da presidente della Camera nei luoghi della gioventù con la banda e le autorità schierate. E ancora Ingrao al capezzale dei braccianti di Fondi feriti dalla polizia nel corso di una rivolta, i comizi a Lenola sempre nell’ultimo giorno delle campagne elettorali, qualche minuto primo dello scoccare della mezzanotte con metà paese in città e l’altra metà alla finestra perché non di «fede» comunista. Sorride Pietro a guardare le foto di una vita e ripete «grazie», mentre Marrigo prova a congedarsi e lui gli chiede di «restare ancora un po’...». Poco dopo le foto della mattinata trascorsa con uno dei protagonisti del secolo scorso finiscono sulla pagina Facebook aperta per le commemorazioni, in un attimo qualcuno già scrive «Ciao compagno Ingrao!». E di colpo la politica, miracoli del web, torna a suscitare sentimenti e passioni.
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