Manovra, il governo pronto a modifiche
Si studia l’aumento dell’Iva

Calderoli e Tremonti
Calderoli e Tremonti
Lunedì 15 Agosto 2011, 09:17 - Ultimo agg. 13 Settembre, 19:31
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ROMA - Non c’ Silvio Berlusconi dietro i ribelli del Pdl guidati da Guido Crosetto e Antonio Martino. Ma il premier ha messo in conto, come del resto Giulio Tremonti, alcune correzioni al decreto da 45 miliardi varato venerd. Lo dice perfino Roberto Calderoli, il ministro che al grido «chi non è d’accordo si dimetta», si era eretto a guardiano della manovra: «Il testo può essere modificato e migliorato a saldi invariati. Ma non può essere smontato perché se questo dovesse accadere si rischierebbe il default economico del Paese».



Ed è proprio ciò a cui lavorano i consiglieri e gli sherpa del Pdl. Il segretario Angelino Alfano il 23 settembre incontrerà i ribelli, ma già fa sapere di voler cercare qualche «misura di incontro con l’Udc». L’obiettivo: trasformare il varo del decreto nella prima palestra di allenamento del centrodestra prossimo venturo. Quello che nel 2013, dopo il possibile passo indietro di Berlusconi, dovrebbe avere tra i soci fondatori anche l’Udc di Pier Ferdinando Casini sul modello del Partito popolare europeo.

Tra le modifiche in discussione c’è un aumento dell’Iva. Operazione che può valere 6 miliardi per ogni punto di aumento, se si alza solo per i generi già al 20%. Oppure 15 miliardi, se lo scatto venisse esteso anche ai prodotti su cui l’Iva pesa il 10%. Con due problemi. Il primo è quello sottolineato da Tremonti quando venerdì ha posto il veto: il rischio di un aumento dell’inflazione. «Il pericolo», dice uno stretto collaboratore del ministro, «è che i commercianti se ne approfittino. Ecco un esempio: se aumentiamo l’Iva di un punto, cosa accadrà al prezzo del cappuccino? Ora costa un euro, dopo costerà 1,01 euro, oppure 1,10? C’è da scommettere che i baristi aumenteranno il prezzo del 10%. Dunque...».



Il secondo problema è che l’uso dell’Iva è riservato alla delega fiscale e assistenziale. Una sorta di ultima carta per poter procedere alla promessa riduzione del peso fiscale sui lavoratori dipendenti, senza dover procedere al dolorosissimo e impopolare taglio lineare delle detrazioni.

Berlusconi, sostenuto anche da Confindustria, non ha però accantonato questa soluzione. E circolano varie ipotesi. La più accreditata: scatto dell’Iva sui beni di lusso dal 20 al 23% (barche, Suv, centri benessere, piscine...). Aumento di un punto dell’Iva al 20% e nessun ritocco per le altre aliquote del 4 e 10%.

Con l’aumento dell’Iva, il premier, vorrebbe rateizzare (non abolire) per il 2011 il prelievo di solidarietà sui redditi oltre i 90 mila. E ridurre (in questo anche Bossi è d’accordo) i tagli agli enti locali che hanno scatenato la rivolta di governatori e sindaci del Pdl e della Lega. Nel governo c’è però chi preferirebbe destinare i miliardi ricavati dall’aumento dell’Iva ai settori indicati da Confindustria e opposizione: sviluppo, ricerca e innovazione, più un «nuovo pacchetto di infrastrutture».



Poi ci sono le pensioni. I ribelli guidati da Crosetto e Martino non sono i soli a chiedere di cancellare di colpo le pensioni di anzianità. Ma tacciono «per carità di patria». Così vale la pena di ascoltare Crosetto: «E’ assurdo che si alzino le tasse e si colpiscano i soliti noti e non si proceda invece a un’opera di giustizia sociale. Qui c’è chi va ancora in pensione a 58 anni con un mix tra metodo contributivo e retributivo, si tratta di chiedergli di restare al lavoro altri 7 anni e di continuare a godersi lo stipendio. Dura? Certo, ma almeno non si tolgono soldi a nessuno».



Difficile, però, che Berlusconi segua questa pista. Per il no di Bossi e soprattutto per non spingere sul sentiero di guerra anche la Cisl e la Uil di Bonanni e Angeletti. «Due interlocutori che il premier», come dice un suo collaboratore, «vuole tenersi ben e stretti per non andare incontro a uno sciopero generale».

Tra le ipotesi allo studio per ridurre l’impatto della manovra sugli enti locali e i lavoratori dipendenti c’è perfino la patrimoniale. Quel fantasma che allarma Berlusconi, ma che potrebbe prendere corpo in caso d’emergenza. «Tra le proposte del Pd», sottolinea un ministro, «c’è quella di tassare le seconde e terze case. Beh, non è proprio un’idea del tutto sballata. No?!».



A.Gen.

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