Migranti, modello Caivano. Meloni arruola i ministri: «Andiamo tutti in Africa, serve slancio per il Piano Mattei»

In Cdm l’informativa del premier per dare slancio al Piano Mattei e frenare gli arrivi. Affondo della Cei sul patto con l’Albania: «In fumo 673 milioni». Tajani: fondi ben spesi

Migranti, modello Caivano. Meloni arruola i ministri: «Andiamo tutti in Africa»
Migranti, modello Caivano. Meloni arruola i ministri: «Andiamo tutti in Africa»
di Francesco Malfetano
Venerdì 16 Febbraio 2024, 00:14 - Ultimo agg. 20:15
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 «Sforzarsi», «insistere» e «tenere alta l’attenzione». Fare di più, insomma. Applicando anche alla Africa, e ai tanti progetti a cui si è già dato il là per limitare le partenze, il «modello Caivano». Quando Giorgia Meloni termina la sua informativa in Cdm le valutazioni dei ministri vanno dalla «reprimenda» ad un «semplice punto della situazione», a seconda del grado di coinvolgimento dell’interessato. Quello che la premier ha voluto fare però - al di là dei toni «incisivi» utilizzati, per dirla come un suo fedelissimo - è stato ridare slancio a quella che considera «una rincorsa continua». E cioè al «metodo di lavoro condiviso» che si è dimostrato capace sia di «contrastare gli sbarchi sulle nostre coste», che di cooperare «per colpire la rete dei trafficanti» e «aiutare le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare», consentendo di ottenere quelli che la premier non fatica a definire «piccoli segnali di speranza». Un esempio? Il meno 41% che si legge alla voce “calo degli sbarchi” in relazione agli ultimi 4 mesi.

Il clima

Non a caso, al di là della forza dell’input meloniano e di una certa amarezza che è «la seconda parte» di quella già registrata durante la conferenza stampa di fine anno, il clima a palazzo Chigi viene descritto come «sereno».

Qualche nube si è addensata sul cdm solo quando, a riunione appena iniziata nel tardo pomeriggio, è arrivata la notizia dell’affondo della Cei contro l’accordo Italia-Albania. Per monsignor Gian Carlo Perego infatti - presidente della Commissione per le migrazioni della Cei e di Migrantes - l’intesa appena ratificata dal Senato finirà con il mandare «in fumo» quei «673 milioni di euro in dieci anni» stanziati, a causa dell’«incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa del nostro Paese». Un duro colpo che se da un lato provoca l’immediata risposta del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che non ritiene le risorse «soldi buttati in mare» ma fondi «ben spesi per affrontare la questione migratoria con un Paese che è candidato a far parte dell’Unione Europea»; dall’altro genera un po’ di sconcerto tra i presenti per il tempismo. Non solo perché l’uscita è stata preceduta dal rinnovato protagonismo della Chiesa sul conflitto israeliano, quanto perché appena due giorni fa si è tenuto un bilaterale «proficuo» con la Santa Sede a margine dell’anniversario dei Patti Lateranensi.

Il modello

Tornando all’informativa, per capire a fondo le parole della premier, bisogna tenere a mente che della riuscita del Piano Mattei e della ridefinizione dei rapporti con l’Africa Meloni ne fa una questione di credibilità personale, convinta che questa possa essere la vera eredità da lasciare al Paese. Da qui lo sprone a «tutto il governo», poiché «quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un modello “Caivano” da proporre per il nord del continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica». L’obiettivo è «far sentire ad entrambe le Nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà», a partire dal portare avanti quei tanti «tavoli ministeriali» prospettati nei settori della sanità, dell’educazione, dell’agricoltura, della giustizia, dello sviluppo economico o energetico. 
La parola chiave è «insistere». Il riferimento alla cittadina campana non è infatti casuale, ma rimanda alle tante presenze del governo nel Parco verde, e alle tante iniziative intraprese da ogni singolo ministero. Come per Caivano, Meloni chiede di concordare le presenze sul territorio, «in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità». L’impulso, alla fine, è chiaro: «Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti e controlliamone l’esecuzione». In altri termini, si faccia in modo che tra quelli tutelati nel Continente vi sia anche «il diritto a non emigrare». 

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