Migranti, sì al piano Ue: ecco le norme sull’asilo. Identificati con le impronte digitali, solidarietà obbligatoria

Metsola: «Abbiamo fatto la storia». FdI, Forza Italia e Lega si dividono

Terminate le operazioni di sbarco delle 202 persone a bordo della nave Life Support, 10 aprile 2024. In corso al Circolo Canottieri le visite sanitarie, identificazione e fotosegnalamento. ANSA/ PREFETTURA RAVENNA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS...
Terminate le operazioni di sbarco delle 202 persone a bordo della nave Life Support, 10 aprile 2024. In corso al Circolo Canottieri le visite sanitarie, identificazione e fotosegnalamento. ANSA/ PREFETTURA RAVENNA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS...
di Gabriele Rosana
Giovedì 11 Aprile 2024, 00:16 - Ultimo agg. 16:34
4 Minuti di Lettura

Identificazioni e rimpatri veloci e più solidarietà con gli Stati di primo arrivo. Nella penultima plenaria della legislatura, il Parlamento europeo riunito a Bruxelles ha salutato con una fumata bianca la riforma del Patto Ue sulla migrazione e l’asilo.
Composto da dieci dossier, il pacchetto supera così indenne (e a maggioranza) la prova del voto, ma lo fa con il fiato sospeso fino all’ultimo, per un risultato che in alcuni casi conta solo una trentina di voti di scarto. E un copione a parti invertite per Pd, che ha bocciato l’accordo, e FdI, che ha detto invece sì, mentre dagli spalti arrivavano le urla di protesta di diversi manifestanti. Di giornata «storica» hanno parlato la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola e quella della Commissione Ue Ursula von der Leyen: «Ci sono voluti più di dieci anni di lavoro, ma abbiamo mantenuto la parola data e trovato un equilibrio tra solidarietà e responsabilità», ha detto Metsola. «Nessuno Stato Ue sarà più lasciato solo. Abbiamo introdotto meccanismi per essere sicuri che i Paesi sotto pressione vengano aiutati», ma anche che i movimenti secondari siano contenuti, ha affermato von der Leyen, aggiungendo quello che è ormai diventato un suo mantra: «Siamo noi, e non i trafficanti, a decidere chi viene».

Le reazioni

È il «miglior compromesso possibile, che tiene conto delle prioritarie esigenze dell'Italia», ha fatto eco il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Spara contro la riforma il premier ungherese Viktor Orbán, fautore della linea durissima («I confini sicuri non ci sono più; è un altro chiodo nella bara dell’Ue»), spalleggiato dalla Polonia nonostante il nuovo corso pro-Ue di Varsavia.
L’architrave del nuovo assetto è il principio della “solidarietà obbligatoria”. In concreto, ciò significa che non ci sarà una redistribuzione automatica e obbligatoria di chi arriva; gli altri governi saranno, semmai, chiamati a scegliere come prestare assistenza agli Stati di primo approdo e sotto pressione: se accettando i ricollocamenti dei migranti, oppure versando dei contributi finanziari (20mila euro a persona), o ancora fornendo supporto ai Paesi di origine o di partenza, ad esempio per la messa in sicurezza dei confini o per le procedure di rimpatrio. Il contributo di ciascuno sarà calcolato combinando popolazione e Pil.
Tra le principali novità, la domanda di asilo dovrà essere evasa entro sei mesi, mentre sette giorni sono a disposizione per le operazioni di screening de i migranti dai sei anni di età in poi (non solo con le impronte digitali, ma anche con l’identificazione dei volti).
Per chi proviene da Paesi con una bassa percentuale di richieste di asilo accolte scatta una procedura rapida, con detenzione in centri speciali e termini dimezzati. Il confronto, visti i tanti provvedimenti in ballo, non è sempre lineare, ma nella conta di ieri l’alleanza di larghe intese tra popolari, socialisti e liberali ha retto, pur soffrendo alcune spaccature a sinistra, controbilanciate da un sostegno esterno a destra. È quello che ha dato, nella più parte dei casi, Fratelli d’Italia, in dissenso con la linea dei conservatori: «Abbiamo votato in maniera selettiva, entrando nel merito dei singoli testi», ha spiegato l’eurodeputato Nicola Procaccini, pur ricordando che il lavoro dovrà continuare nella prossima legislatura.

I distinguo

Il suo no FdI l’ha riservato al regolamento “Ramm”, che introduce la “solidarietà obbligatoria”. Testo che ha, invece, strappato il sì del Partito democratico, per il resto schierato come i Cinque Stelle per la bocciatura della riforma, in disaccordo con i socialisti: il Patto, si legge in una nota dem, «non è il superamento del sistema di Dublino per cui abbiamo lavorato in questi anni, che avrebbe dovuto alleggerire la pressione sui Paesi di primo ingresso; non rafforza il sistema d’asilo in maniera soddisfacente ed è fortemente improntato a un approccio securitario».
Anche la Lega, per ragioni opposte, si è espressa contro il pacchetto, pur votando a favore della stretta sui rimpatri, mentre Forza Italia, Azione e Italia Viva hanno detto sì a tutto l’impianto. Alla vigilia del voto, oltre 160 ong avevano invitato i deputati a rigettare il Patto, accusato di creare un nuovo sistema «che viola i diritti fondamentali». Perché la riforma entri in vigore manca solo un ultimo (e scontato) ok da parte dei governi; al termine di un periodo transitorio di due anni, i testi si applicheranno in tutta l’Ue.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA