Pd e M5S ai ferri corti, dopo Bari saltano le altre alleanze: da Firenze all'Emilia-Romagna, cosa succede ora?

L’incognita Umbria. E i grillini hanno scelto il loro candidato in Piemonte

Pd e M5S ai ferri corti, dopo Bari saltano anche le altre alleanze: cosa succede da Firenze all'Emilia-Romagna
Pd e M5S ai ferri corti, dopo Bari saltano anche le altre alleanze: cosa succede da Firenze all'Emilia-Romagna
di Andrea Bulleri
Sabato 6 Aprile 2024, 22:58 - Ultimo agg. 8 Aprile, 10:43
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Una slavina. Che dalla Puglia rischia di risalire lo Stivale. E di abbattersi sulle già traballanti alleanze siglate a fatica nelle altre città al voto alle amministrative di giugno. O di troncare sul nascere quelle a cui in casa Pd-Cinquestelle si lavorava da tempo. Da Firenze all’Emilia Romagna. Si allargano a macchia d’olio i veleni del campo largo barese. E a due mesi dalle urne in più di 3.700 comuni, di cui 23 capoluoghi di provincia e sei di regione, quello che fino a qualche giorno fa pareva uno spettro lontano («ma no, figuratevi se il Movimento fa saltare il banco») ora sta materializzando di fronte agli occhi sgranati dei dirigenti locali di centrosinistra. Perché lo strappo consumato sulle primarie di Bari tra Elly Schlein e Giuseppe Conte ha rotto gli argini del malcontento. Sia al Nazareno che a via di Campo Marzio. E ha innescato l’effetto domino. «Con che faccia si può correre uniti con chi ci accusa di essere vicini, o peggio collusi, con ambienti di malaffare?», è la domanda che rimbalza in un pezzo di Pd. Insistono i pentastellati: «Per noi la legalità resta un baluardo indiscutibile e non negoziabile. Non possiamo ignorare i fatti e fare spallucce davanti a situazioni poco chiare». 
Intanto Conte, dal Nove, torna a tirare bordate sul Nazareno. «Se Schlein tenesse fede all’impegno di liberare il Pd da capibastone e cacicchi, troverebbe in me il più grande partner». E poi, sul no alle primarie: «Il Pd le vincerebbe sempre, è più attrezzato di noi per farle». 

L’ALLARME
Sarà anche per questo che nei territori al voto l’allarme è già scattato.

Specie nelle città in cui la sfida col centrodestra già si giocava sul filo del rasoio. E pazienza se fino a giovedì sera, quando il presidente stellato ha sconvocato i gazebo previsti per oggi nel capoluogo pugliese, sia dal Pd che dal Movimento si affrettavano ad assicurare che il caso Bari non avrebbe avuto ripercussioni altrove. Era prima delle stilettate al veleno di Schlein («l’ex premier aiuta la destra»). E prima dell’ultimatum dell’avvocato: «Se i dem non ritireranno l’accusa di slealtà, diventerà difficile lavorare con loro». Nessuno l’ha fatto. 

Ed ecco che ora, da Nord a Sud, si fa la conta dei cocci. A cominciare da Firenze, dove l’ipotetico asse dem-Movimento pareva già appeso a un filo. Che adesso, confermano voci locali, si è definitivamente spezzato. E la dem Sara Funaro, che aspira a succedere all’uscente Dario Nardella, a questo punto dovrà fare a meno sia di Italia viva (che punta a fare l’ago della bilancia al ballottaggio) che dei 5S. Nel capoluogo toscano i grillini potrebbero virare sul rettore dell’Università di Siena, Tomaso Montanari, o sostenere il candidato della sinistra anti-Nardella. 

A Cagliari in pole per il centrosinistra c’è l’ex sindaco Massimo Zedda. Che però dovrà passare dalle primarie. Sul suo nome (esterno al Pd) l’accordo coi 5S forse può reggere. Ma se a vincere sarà qualcun altro, tanti saluti al campo largo sardo che un mese fa celebrava il successo di Alessandra Todde. A Potenza, memori dello stillicidio di nomi alle regionali lucane, dem e stellati volevano aspettare l’esito delle urne del 21 e 22 aprile per chiudere la trattativa. A questo punto forse un candidato comune non ci sarà. 

A scricchiolare però sono anche le intese già siglate. Come in Emilia Romagna: a Cesena, Modena, Reggio Emilia. Ufficialmente tutto tace, anzi: dal Pd locale si dicono «fiduciosi» sul rispetto dei patti. Eppure più di un big del Movimento non nega che tutto potrebbe tornare in discussione. I nomi in lizza sono tutti espressione dei dem: Enzo Lattuca a Cesena, Massimo Mezzetti a Modena, Marco Massari a Reggio. Profili su cui gira voce che Conte non sia poi così soddisfatto. Più solido il patto su Forlì. A Perugia e Campobasso le intese erano state chiuse in anticipo, dunque – è la scommessa – dovrebbero reggere; a Bergamo, Livorno, Cremona l’accordo non c’è mai stato, e non si farà adesso. 

REBUS REGIONALI
L’altra matassa da sbrogliare è quella delle regionali. In Umbria, dove il campo largo aveva cominciato a muoversi per riconquistare una regione (ex) rossa. E dove adesso nessuno è più pronto a dare l’intesa per scontata. Ma la vera partita a cui si guarda è l’Emilia Romagna, se la regione guidata da Stefano Bonaccini andrà al voto anticipato in autunno (in caso di una sua elezione a Bruxelles). Una mancata alleanza farebbe stare tutti col fiato sospeso, come quattro anni fa. Tanto più che qui Schlein gioca in casa. E quella romagnola, al pari di Firenze e Bari, è una sfida che la segretaria non può permettersi di perdere. E poi il Piemonte. Dove l’asse rosso-giallo era già arrivato al capolinea prima del caso Bari. Ieri i 5S hanno ufficializzato il nome che sfiderà l’uscente di centrodestra Alberto Cirio e la candidata del Pd Gianna Pentenero: sarà Sarah Disbato, coordinatrice regionale dei Cinquestelle. L’impressione però è che il domino sia appena cominciato.


 

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