Bari, l'ex assessore regionale Alfonso Pisicchio arrestato: soldi e voti per gli appalti

Assegnazioni truccate e corruzione: al politico 156mila euro da un imprenditore

Corruzione in Puglia, arrestato l'ex assessore Alfonso Pisicchio e suo fratello Enzo
Corruzione in Puglia, arrestato l'ex assessore Alfonso Pisicchio e suo fratello Enzo
Mercoledì 10 Aprile 2024, 20:55 - Ultimo agg. 11 Aprile, 13:39
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 Nel pomeriggio le dimissioni da commissario dell’Arti, poi in serata gli arresti domiciliari. Un nuovo terremoto giudiziario sconvolge la politica pugliese. E al centro della bufera finisce Alfonso Pisicchio, ex assessore regionale, ai domiciliari, insieme al fratello Enzo, per le accuse, tra le altre, di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti. 

Bari, l'inchiesta su presunti appalti truccati

In manette, nell’insolita operazione serale della guardia di finanza di Bari altri tre soggetti legati ai due fratelli: il broker finanziario Cosimo Napoletano di 58 anni, il dirigente comunale di Bari, Francesco Catanese (59 anni), e l’imprenditore Giovanni Riefoli (58 anni). L'interdizione dalla attività professionale per un anno riguarda invece Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.
Pisicchio, quando era assessore all’Urbanista nella giunta Emiliano, avrebbe utilizzato «la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito». Enzo Pisicchio, invece, avrebbe agito «quale esecutore delle direttive» del fratello «e quale schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino». Enzo Pisicchio avrebbe avuto un «ruolo chiave nella commistione dei reati che gli vengono ascritti» in quanto «intermediario e faccendiere nei rapporti, a vari livelli, tra funzionari della pubblica amministrazione - comunale e regionale - e imprenditori non solo a livello locale ma anche nazionale». 
Nell’occhio degli inquirenti, che indagavano su di lui dal 2020, una somma di denaro pari «a 156mila euro» versata ai Pisicchio da due società, la «Bv Tech di Milano e la Progesi Spa di Roma». Aziende che avrebbero beneficiato della predisposizione da parte di un broker assicurativo, in concorso con altri soggetti, di polizze fideiussorie false, successivamente prodotte ai competenti uffici regionali, per l’autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave. Il budget sarebbe servito a foraggiare la lista che supportava il centrosinistra alle regionali del 2020 quando Pisicchio mancò l’appuntamento con l’elezione. 
In particolare a Pisicchio viene contestata la vicenda, «analoga a quella esaminata in relazione alla Nir s.r.l.», della «BV Tech s.r.l.

per l'ottenimento di un finanziamento di» oltre 19 milioni di euro «(19.275.00) concesso nell'ambito del progetto “Suite prodotti CyberSecurity e SOC” con il ruolo dell'ente Puglia Sviluppo s.p.a. per lo studio di fattibilità del progetto per l'ammissione agli aiuti statali». La BV Tech è una società operante nel settore della progettazione di ingegneria integrata ed è amministrata da Raffaele Boccardo che avrebbe quindi beneficiato del sostegno dei Pisicchio, peraltro in una fase in cui – «a ridosso dell'ottenimento dell'anticipazione del citato finanziamento regionale - Natale Pisicchio (non indagato), figlio di Alfonsino è stato assunto in BV Tech».

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L'arresto

L’arrivo dei finanzieri ha chiuso ieri una giornata che per l’ex assessore si era già macchiata di nubi. Sono circa le 19 quando annuncia le dimissioni dall’Arti, l'agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione. Il leader di “Senso civico” è stato sostituito dal dirigente regionale, Rtd (Responsabile della transizione al digitale) della Regione Puglia. Le dimissioni vengono motivate da Pisicchio, che era arrivato all’Arti a dicembre, «come legate a motivi personali» ma l’addio di un uomo fidato di Emiliano stimola, in serata, le male lingue che sospettano un legame con le vicende giudiziarie che stanno travolgendo la giunta regionale dopo l’inchiesta su Anita Maurodinoia e suo marito, Sandro Cataldo. 
Pisicchio corre ai ripari. E affida ai giornali una nota in cui spiega i motivi dell’abbandono: «Dipende innanzitutto dal compimento di fatto del mio incarico di commissario straordinario, volto sin dall'inizio a predisporre le modifiche statutarie necessarie all'iter di istituzione della nuova agenzia, ai fini dell'integrazione delle attuali competenze con quelle relative all'innovazione tecnologica. In secondo luogo (ma non meno importante), il mio desiderio di dedicarmi a tempo pieno alla mia carriera accademica e ai miei studenti quale docente dell'Accademia di Belle Arti di Bari». Prova a sgombrare il cielo da «una scelta politica o connessa a qualsivoglia dietrologia, che pure immagino abbonderà nei prossimi giorni, ma non importa». Parole che non rasserenano il clima, tutt’altro. Le voci su un suo coinvolgimento giudiziario si fanno sempre più insistenti fino all’ordinanza cautelare del tribunale di Bari che dispone gli arresti domiciliari per lui e per il fratello Enzo. 
Sul fronte delle esigenze cautelari, il gip scrive che «Pisicchio, anche se non è più assessore regionale, è ancora politicamente attivo così come lo sono le sua associazioni politico culturali in cui riveste il ruolo di coordinatore, Iniziativa Democratica e Senso Civico per la Puglia».

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