Città del Vaticano – Si batteva per la smilitarizzazione dell'Italia, chiedeva ai governi che si succedevano di spendere meno soldi per gli armamenti e più in strutture per i poveri, pungolava la Chiesa chiedendo di essere più profetica. Don Tonino Bello, già presidente di Pax Christi, vescovo modello puntualmente citato da Papa Francesco, diventerà beato. Bergoglio ha, infatti, autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche del prelato pugliese morto nel 1993 di tumore. Per la beatificazione adesso bisogna aspettare solo un miracolo.
Don Tonino Bello è il simbolo della non violenza, dell'abnegazione verso gli ultimi, l'antesignano dei preti di strada che tanto ama Francesco.
Tonino Bello nacque ad Alessano il 18 marzo 1935. Dopo gli studi nel seminario di Ugento e poi in quello regionale di Molfetta, frequentò a Bologna l’Opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai per la formazione dei cappellani del lavoro. Fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957. Completò la licenza in teologia presso il seminario di Venegono, nell’arcidiocesi di Milano, e il dottorato in teologia pastorale presso la Lateranense. Nel 1958 fu nominato dapprima insegnante e poi rettore del seminario di Ugento. Dal 1979 al 1982, fu parroco a Tricase. Svolse anche l’incarico di assistente dell’Azione cattolica. Il 10 agosto 1982 san Giovanni Paolo II lo volle vescovo di Molfetta. Nel 1985 venne nominato presidente di Pax Christi, in cui si impegnò attivamente nella sensibilizzazione a favore dell’obiezione fiscale contro le spese militari e contro il piano di militarizzazione della Puglia, nonché per la pace a livello nazionale durante la prima guerra del Golfo e il conflitto nell’ex Jugoslavia. Morì a Molfetta il 20 aprile 1993.