Crac Ifil, la richiesta della Procura:
«Processate Piero De Luca»

Crac Ifil, la richiesta della Procura: «Processate Piero De Luca»
di ​Petronilla Carillo
Martedì 26 Luglio 2016, 06:35 - Ultimo agg. 08:37
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Bancarotta fraudolenta, chiesto il processo per Piero De Luca, il figlio del governatore della Campania, e altre sette persone indagate, a vario titolo, per il fallimento della Ifil C&D srl, una società immobiliare che faceva «affari» sia con il Comune di Salerno sia con il Pastificio Amato. Tant’è che le carte dell’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta della srl sono confluite anche nel fascicolo sulla variante per la realizzazione di piazza della Libertà. 
La richiesta di rinvio a giudizio, a firma dei sostituti procuratori Vincenzo Senatore e Francesco Rotondo, è stata depositata agli inizi del mese di luglio ma ancora non è stata fissata la data dell’udienza preliminare. 

Assieme a De Luca junior sono indagati anche Mario Del Mese, socio al 50 per cento della Ifil, e nipote dell’ex parlamentare Udeur, Paolo; Vincenzo Lamberti, altro socio oltre che cognato di Del Mese; il rampollo della famiglia Amato, Giuseppe jr; Emilio Ferraro, ex socio di Piero De Luca in uno studio legale; Luigi Avino e due donne, Marianna Gatto e Valentina Lamberti, rispettivamente mogli di Amato e di Del Mese. L’accusa per tutti è di aver concorso al fallimento fraudolento della società, «distraendo o comunque dissipando il denaro di cui avevano disponibilità per ragioni connesse alla gestione utilizzandolo per fini diversi». Così a De Luca jr e alla moglie Laura Zanarini (che non è indagata) viene contestato di aver usufruito del pagamento di viaggi a Lussemburgo (sede di lavoro di De Luca jr) per complessivi 23.026 euro tra il 2009 e il 2011. A Del Mese, invece, di aver utilizzato impropriamente il denaro della srl (29 mila euro circa) per acquistare arredi per la sua abitazione. Sempre la Ifil, «in assenza di qualsivoglia rapporto commerciale», avrebbe eseguito pagamenti a favore della Ma.Ma., società della moglie di Giuseppe jr Amato, Marianna Gatto, per 92.200 euro, ventimila di questi dati direttamente alla coppia di coniugi. 

Nel corso delle indagini i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, che hanno lavorato su delega della Procura di Salerno, scoprirono che le scritture contabili e i versamenti sul conto corrente della srl non sempre coincidevano e trovarono fatture per operazioni inesistenti, conferme alla violazione dei pagamenti Iva e una non corretta tenuta del libro degli inventari. 

Una lunga storia quella del fallimento Ifil, andata avanti per più di due anni tra dichiarazioni di fallimento, reclami della Procura e ritardi nel pronunciamento della sentenza. Una lunga storia anche perché proprio la Procura aveva subordinato l’aggravamento delle contestazioni a carico degli indagati, in un primo momento di sola appropriazione indebita, proprio alla dichiarazione di fallimento del tribunale. 

A mettere in relazione la Ifil al nome di Piero De Luca fu l’interrogatorio reso nel novembre del 2012 da Giuseppe Amato jr, sentito per il crac dell’azienda di famiglia: «Nel 2008, poco prima della fondazione della Ifil - dichiarò agli inquirenti che indagavano sul crac della sua azienda - Mario Del Mese mi annunciò che avrebbero fondato insieme una società in cui però il figlio del sindaco non sarebbe comparso». 

L’inchiesta Ifil è confluita anche nelle indagini su piazza della Libertà dove il governatore Vincenzo De Luca è andato a processo assieme alla sua giunta per falso in atto pubblico, per aver approvato una variante al progetto iniziale da otto milioni di euro sulla base di una perizia falsamente redatta. Gli inquirenti ritengono che ci sia una «triangolazione di affari (Esa, fatture Ifil e Piero De Luca) «che coinvolgerebbe anche Vincenzo De Luca. L’ipotesi: «le prestazioni di consulenza Ifil sono inesistenti, il denaro ricevuto da De Luca jr e trasferito su conti esteri non ha alcuna giustificazione, e la velocizzazione delle pratiche amministrative (quelle a favore della ditta esecutrice dei lavori, ndr) trova così giustificazione».
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