Migranti, l'oasi di Corleto Monforte: 500 abitanti accolgono 20 famiglie

Esperimento pilota nel Salernitano: «Così integriamo interi nuclei familiari, ma molti decidono di andar via»

I migranti accolti a Corleto Monforte
I migranti accolti a Corleto Monforte
di Pasquale Sorrentino
Mercoledì 20 Settembre 2023, 00:00 - Ultimo agg. 19:40
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Cinquecentodiciassette. Tanti sono i cittadini di Corleto Monforte, paesino arrampicato sui monti Alburni nel cuore della provincia di Salerno, nel centro del Parco del Cilento. Cinquecentodiciassette persone, anche di meno se si considerano i residenti reali, che dallo scorso 20 luglio hanno accolto nuclei familiari richiedenti asilo e arrivati a Corleto Monforte in seguito a un accordo pilota per l’Italia. Corleto, infatti, è il primo Comune italiano ad aver firmato con una Prefettura, quella di Salerno in questo caso, un accordo per l’accoglienza e assistenza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale per formare così un Cas – Centro di Accoglienza Straordinaria.

«Siamo stati i primi in Italia e siamo orgogliosi di quest’azione», ha confermato il sindaco eletto in una lista civica ma nato politicamente con Alleanza nazionale e ora aderente al partito del premier Giorgia Meloni, Filippo Ferraro. «Una scelta - ha continuato l’amministratore - che è stata intrapresa per il bene dei migranti ma anche dei nostri cittadini». Così, dopo l’accordo diretto con la Prefettura di Salerno, a metà luglio nell’ex asilo del piccolo borgo sono stati ospitati i primi sei nuclei familiari con la supervisione della fondazione vicina al Comune, Iridia.

La stessa che gestisce il museo del paese e promuove iniziative socio-culturali. Tuttavia rispetto ai primi sei nuclei familiari, solo due sono rimasti, gli altri nel corso di queste settimane sono già fuggiti tentando di raggiungere il nord Europa. Così sono arrivate nuove famiglie, madri con bambini soprattutto. 

«Stiamo avendo difficoltà - ha spiegato ancora il sindaco - a far capire che si tratta di una grande opportunità per chi è nostro ospite, perché con il protocollo d’intesa abbiamo un percorso privilegiato per l’acquisizione dei documenti e qui, in un posto piccolo e accogliente come il nostro, è più semplice integrarsi, trovare lavoro, avere una vita migliore». Altri sono arrivati e fuggiti nel corso di circa 60 giorni. E i venti posti letto a disposizione, fino a ieri, contavano 18 persone a occuparli.

Il Comune che ha cominciato con entusiasmo il percorso si trova così ad affrontare difficoltà inaspettate ma allo stesso tempo ha trovato un’opportunità che sta provando a coltivare. La presenza di nuclei familiari, e quindi di bambini, infatti, permette il “salvataggio” delle scuole con l’iscrizione alle scuole dell’infanzia ed elementari di un numero sufficiente per non chiudere le aule. «È bello - ha aggiunto Ferraro - vedere il nostro paese ripopolarsi ed è bello essere d’aiuto a chi è più sfortunato solo perché nato in parti del mondo in cui la migrazione sembra l’unica strada possibile per avere l’opportunità di migliorarsi». E allo stesso tempo il primo cittadino non si nasconde. «L’anno scorso non abbiamo potuto raccogliere tutte le olive presenti sul nostro vasto territorio per mancanza di manodopera. Così come sono in difficoltà ditte edili e agricole ma anche assistenza domiciliare. Una migrazione del genere, in paesi piccoli come il nostro può e deve una opportunità sia per chi viene accolto sia per chi accoglie».

 

Lo ha ribadito anche al prefetto Francesco Russo e ai funzionari salernitani che hanno lavorato per permettere al Comune di Corleto Monforte di essere tra i primi in Italia a sottoscrivere un accordo di collaborazione per garantire l’accoglienza fino a un massimo di 20 famiglie. Lo spazio dedicato era quello immaginato per ospitare i profughi ucraini durante l’emergenza dello scorso anno, nel cuore del comune così da far sentire la Struttura parte integrante della comunità. «Così è, durante i tornei sportivi estivi gli ospiti della struttura hanno partecipato. E abbiamo messo in atto un corso di italiano con una nostra concittadina. Stiamo lavorando in modo assiduo per far comprendere il senso del Cas qui a Corleto». 

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A Corleto, a detta dell’amministratore, tutti i 517 residenti sono felici per il progetto dell’accoglienza. «Non ho sentito lamentele e abbiamo dato lavoro anche a nostri cittadini per coprire il ruolo di alcune figure necessarie alla vita della struttura». In attesa però del decollo definitivo del progetto-pilota italiano, il sindaco che è stato in Tunisia per studiare il fenomeno della migrazione non lesina la sua di idea. «Vorrei sottolineare che in questa fase di emergenza, che dura da dieci anni, va bene l’accoglienza, prestare soccorso e aiutare il prossimo. Dall’esperienza di questi primi mesi di attività del Cas a Corleto, e dall’esperienza diretta che ho in Tunisia, dove la mia famiglia ha un’azienda, sono sempre più convinto che in una visione del futuro e necessario che l’Italia e l’Europa pongano in essere politiche strutturali in Africa. Sono necessari accordi chiari e attuabili, che facciano venire qui da noi le persone di cui abbiamo effettivamente bisogno: è necessario trasmettere una nuova visione dell’Italia e dell’Europa, deve essere chiaro un concetto, entra da noi chi sa fare qualcosa, chi ha una minima preparazione per entrare rapidamente nel mondo del lavoro». 

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