Variante Fusandola, 11 tecnici a processo:
prima condanna in abbreviato

Variante Fusandola, 11 tecnici a processo: prima condanna in abbreviato
di Angela Trocini
Sabato 20 Febbraio 2021, 06:30 - Ultimo agg. 07:36
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L’inchiesta sulla deviazione del torrente Fusandola ha portato a undici rinvii a giudizio tra tecnici, funzionari comunali e rappresentanti legali delle società di costruzione e ad una condanna in abbreviato. La decisione è stata adottata dal gup Giovanna Pacifico del Tribunale di Salerno che ha disposto il processo per la dirigente del servizio Trasformazioni edilizie del Comune di Salerno, Marilena Cantisani (alla compagna del governatore De Luca viene contestata un’ipotesi di falso in atto pubblico nell’ambito dell’iter amministrativo); Paolo Baia, componente della commissione validatrice del progetto e direttore dei lavori insieme agli altri componenti della commissione validatrice Marta Santoro, Ciro Di Lascio, Massimo Natale, Luigi Pinto; Luca Caselli, rup dell’intervento di riqualificazione di Santa Teresa; Lorenzo Criscuolo, ex funzionario comunale e direttore del settore opere pubbliche; Antonio Ragusa, rup dal 2010 al 2013; Varia Marasco direttore dei lavori; Antonio Ilario, legale rappresentante della Esa Costruzioni; Salvatore De Vita, amministratore unico del consorzio Tekton.

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La prima udienza del processo è stata fissata, davanti al giudice monocratico Paolo Valiante della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, a luglio prossimo ma il dibattimento non vedrà imputato Benedetto Troisi (difeso dall’avvocato Guglielmo Scarlato), componente anch’egli della commissione validatrice del progetto, condannato in abbreviato ad 1 anno ed 8 mesi con pena sospesa (per l’ipotesi di falsità ideologica in relazione alla falsità materiale commessa è stato assolto per intervenuta prescrizione). 


LE INDAGINI
Le indagini, per ipotesi che vanno dal pericolo di inondazione, deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi al falso ideologico e disastro colposo, sono partite dai reiterati esposti di Italia Nostra e del comitato No Crescent che, attraverso gli avvocati Giuseppe Della Monica ed Oreste Agosto, sono stati ammessi quali parti civili.

All’inizio erano due i filoni investigativi sulla deviazione del Fusandola (poi riuniti in un unico procedimento): uno relativo al presunto abusivismo edilizio per aver deviato il corso del torrente che scorre proprio sotto il Crescent (l’edificio a mezza luna di Bofill), l’altro riguardo i presunti abusi paesaggistici e per il quale in un primo momento era stata richiesta l’archiviazione poi respinta dopo l’opposizione di Italia Nostra e comitato No Crescent. Il pm Carlo Rinaldi reputa violata la normativa di riferimento, in particolare l’autorizzazione idraulica prevista da un regio decreto del 1904, ancora vigente e che prevede per gli interventi di idraulica uno specifico permesso rilasciato dal Genio civile. Ma la pubblica accusa contesta anche una sostanziale «assenza del titolo abilitativo edilizio valido ed efficace»: gli imputati, secondo le accuse, ognuno per le proprie responsabiltà, avrebbero approvato e realizzato, oltre che validato, il progetto esecutivo dei lavori di deviazione del torrente Fusandola, con anche la copertura del corso d’acqua, «in assenza dell’autorizzazione idraulica e di tutela dell’incolumità pubblica». A supporto della tesi della procura, c’è la relazione del tecnico incaricato Vincenzo Rago secondo cui il Fusandola sarebbe a «rischio di esondazione, soprattutto nella parte scatolata». 

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