Tiromancino, Zampaglione: «Due destini?
La casa discografica non la voleva»

Tiromancino, Zampaglione: «Due destini? La casa discografica non la voleva»
di Filippo Bernardi
Martedì 25 Ottobre 2016, 18:30 - Ultimo agg. 3 Novembre, 08:17
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Il divano di casa, una chitarra e, perché no, anche il mare della Thailandia. Difficile che non ne esca qualcosa di buono se su quel divano sta sdraiato Federico Zampaglione. «Le mie migliori canzoni nascono così, strimpellando sul sofà», confessa il leader dei Tiromancino in una lunga chiacchierata fatta con il Messaggero in occasione del suo nuovo tour nei teatri che venerdì lo porterà all'Auditorium della musica di Roma. Un concerto di due ore tra pezzi vecchi e nuovi (ad aprile è uscito il suo ultimo album "Nel respiro del mondo") e con qualche sorpresa.


Giunti al traguardo dell'undicesimo album che effetto fa guardare indietro, fino ai tempi di Due destini, quando arrivò il successo?
«Eh... (sospira) quello è stato un periodo meraviglioso, era il momento in cui tutto stava per succedere. In realtà era appena prima del grande successo di "Due destini": una fase di incubazione fatta di tanti segnali positivi. Erano anni creativi e anche un po' di rivoluzione perché stavamo cercando di portare avanti un discorso musicale che fosse a metà tra la canzone d'autore e la sperimentazione. Certo, di tempo ne è passato. Però se prima la musica mi piaceva, adesso ne sono proprio ossessionato: suono dalla mattina alla sera, è una ragione di vita». 

Perché la scelta di suonare nei teatri?
«Perché il teatro è uno spazio dove la musica si sente perfettamente e, specie per il tipo di musica che facciamo noi, basata sulle atmosfere, l'acustica è importante. Nelle tre date fatte finora abbiamo sempre avuto il tutto esaurito e questa è una soddisfazione perché oggi il musicista riesce a esprimersi davvero soprattutto dal vivo, sui dischi puoi fare fino a un certo punto...»

Che tipo di concerto sarà quello di venerdì a Roma?
«Suoneremo tanti pezzi da tutto il repertorio, sarà un concerto speciale, molto bello e con un bel momento acustico, intimo. Ci saranno dei divani sul palco in cui inviteremo a sedersi gente presa a caso tra il pubblico. Ci sarà anche del vinello! Poi c'è anche tutto il resto: è un concerto strutturato. Ma quello dei divani è il momento in cui mi diverto di più».

I Tiromancino possono contare su uno zoccolo duro di fan affezionati, qual è la formula magica?
«Forse che abbiamo sempre portato avanti una filosofia basata su una certa qualità, abbiamo deciso di non scendere mai sotto a un certo livello, riuscendo a imporre un nostro stile, fatto di canzoni con delle soluzioni armoniche e di testo ricercate, se vuoi non facilissime. Ma questo ha fatto in modo che nel tempo la gente si affezionasse al nostro stile».

Nell'ultimo album, ma anche in altre tue canzoni, torna spesso il tema del mare. Perché?
«Io sono nato a Roma e Roma non è una città marittima ma il mare è un qualcosa che hai dentro. E poi mio nonno era calabrese e passavamo tre mesi l'anno al mare da lui. Facevamo immersioni quindi il mare visto anche da sotto. Da qui è nata la canzone "Il linguaggio segreto dei pesci". Il mare è una grande anima che ti dà delle suggestioni, delle immagini, degli stati d'animo anche diversissimi tra loro»

Dove scrivi le tue canzoni?
«Le migliori canzoni le ho scritte strimpellando sul divano di casa nei momenti più anonimi della giornata. Per esempio "Piccoli miracoli". Ero sul divano e a un certo mi sono intrippato su una progressione da cui poi sono nati gli accordi del pezzo. Il testo l'ho scritto in seguito in Thailandia davanti al mare, al tramonto. Ma anche Due destini è nata strimpellando sul divano di casa a Roma. Il disco era finito e Riccardo Sinigallia era in studio che chiudeva le ultime cose. Quando gliel'ho cantata è rimasto di stucco. L'abbiamo montata su una base a cui lui stava lavorando e che ci stava benissimo, una cosa incredibile... La casa discografica non voleva nemmeno farla uscire perché eravamo in ritardo. Il segreto dello strimpellamento è che sei libero di testa e quindi ti escono le cose migliori».

Ma scrivi anche col trambusto in casa? Con tua figlia Linda che si aggira e Claudia Gerini che ti chiede dove sono le chiavi della macchina?
«No! Col trambusto non vengono buoni pezzi (sorride). Devo stare rigorosamente solo e allora posso scrivere un pezzo anche in cinque minuti. E' stato così per "Due destini" ma anche con "Per me è importante" e con "Liberi", ad esempio»

Il pubblico ormai ti conosce e apprezza anche come regista. Stai lavorando a qualcosa per il cinema?
«Al cinema sono sempre stato appassionato fin da ragazzino, amavo quello di genere, italiano, un po' folle: Argento, Fulci, i Bava, Leone, Lenzi.
Il problema è che fare un film porta via tantissimo tempo ed energie. Però sì: c'è un film che bolle in pentola, è un thriller ma se ne riparlerà tra un po', in questo momento sono troppo preso dalla musica».

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