Mimmo Carratelli, i 90 anni del super cronista nel segno dell'infinito amore azzurro

Fu capo della redazione sportiva del Mattino

Mimmo Carratelli con Corrado Ferlaino
Mimmo Carratelli con Corrado Ferlaino
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Mercoledì 3 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20:14
4 Minuti di Lettura

Gli inizi seguendo le orme del padre, Orazio Carratelli, capo della redazione napoletana del Giornale d'Italia. Talento purissimo, Mimmo Carratelli avrebbe subito preso la sua strada. Una vita da cronista, con quelle capacità di approfondimento e scrittura che ne hanno fatto un protagonista del giornalismo sportivo nazionale. «Che cosa significa scrivere da giornalista? Occorre avere un modello, come stile di scrittura, che sia un giornalista, uno scrittore, un letterato, leggerlo molto e approfondire la sua tecnica. Poi evitare di essere banali, scontati, escludere le frasi fatte, avere un inizio di pezzo che catturi subito il lettore, esporre una scrittura serrata, giornalistica, che è diversa dallo scrivere correttamente in italiano e, come in un film, avere il colpo finale ad effetto. Bisogna lavorarci molto. Poi se ti aiuta un po' di qualità si può riuscire», il suggerimento dato ai giovani colleghi in un'intervista al Roma.

Tanto tempo è passato dai primi resoconti di Carratelli sul consiglio comunale di Napoli per il Giornale d'Italia. Fine anni Cinquanta, Achille Lauro era il sindaco e il patron del Napoli.

Molti quotidiani italiani hanno ospitato le storie e le idee di Mimmo, che oggi compie 90 anni. E i suoi libri hanno spaziato dalla tragedia del terremoto dell'80 in Irpinia alle storie dell'amatissimo Napoli e dell'adorato Maradona. È stato due volte al Mattino. La prima come capo di una straordinaria redazione sportiva nell'anno del secondo scudetto e poi della fuga di Diego, scoperto positivo alla cocaina in un controllo antidoping del 91. Carratelli era accanto al Pibe nelle sue ultime ore napoletane e le descrisse in un articolo ricco di particolari, anche affettuoso verso il Capitano. Ma nella stessa pagina ve n'era un altro, in cui egli sottolineava il rigore del Mattino che per primo rivelò i rapporti di Maradona con il clan camorristico dei Giuliano e il crescente problema della tossicodipendenza. Carratelli non ha fatto mai sconti, neanche nella seconda esperienza con Il Mattino da opinionista, spesso assestando duri colpi con la sua elegante prosa, la sua acuta ironia e i suoi improvvisi giochi di parole.

Mimmo ha vissuto tante storie di sport, anche drammatiche, come l'assalto del commando palestinese nel villaggio olimpico di Monaco nel 72, tragedia descritta nel libro che gli valse il Premio Ussi. Ha raccontato i più grandi, è stato amico di decine di calciatori e allenatori del Napoli. Amico sincero, non occasionale, anche perché - da perfetto cronista - ha sempre saputo che i personaggi non si scoprono in una fugace intervista ma condividendo un caffé o una sigaretta, giocando una partita a carte. Accanto a Pesaola, quando il mitico Petisso spirò in una stanza del Fatebenefratelli il 29 maggio di nove anni fa, c'era lui. Carratelli è titolare di un archivio invidiabile ma non vive di ricordi. Il suo è un aggiornamento continuo. Si è appassionato anche al padel grazie a sua figlia Lula. Vive Napoli, ne ascolta le voci e ne sonda gli umori. Chi ha la sua esperienza, quasi non avverte il bisogno di recarsi a una conferenza stampa o a una partita: gli basta poco per cogliere gli aspetti più importanti, raramente sbagliando opinione.

Lui è partito dal taccuino, dalla penna e dalla macchina per scrivere, quando la redazione era la prima casa per un giornalista. E all'epoca il primo severo giudice di un articolo era il tipografo. Spiegò in quella intervista: «Il tipografo vecchia maniera era il migliore giudice di noi giornalisti. Non essendo nostro collega non poteva essere invidioso. Era imparziale nei giudizi. Componendo molti articoli, alla fine capiva se il pezzo andava bene o meno. E com'era andato il pezzo lo capivamo scendendo in tipografia: se il pezzo andava, i tipografi ci facevano festa, altrimenti era un'assoluta indifferenza». Oggi, al tempo di internet e del pc, l'anima e la passione da cronista di Carratelli sono rimaste intatte. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA