Napoli in crisi, il rischio adesso è la grande fuga a fine anno

De Laurentiis già quest’oggi è atteso a Castel Volturno

Tutta la delusione di Victor Osimhen e Leo Ostigard
Tutta la delusione di Victor Osimhen e Leo Ostigard
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 22 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 23 Aprile, 07:36
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Il processo degli ultrà, il sermone del tifo organizzato, brucia sulla pelle di capitan Di Lorenzo e del resto della squadra. Gli umori della domenica sono turbati, è un giorno di riposo, ma il faccia a faccia con i tifosi ha lasciato segni profondi. Surreale, sgradevole, ma sostanzialmente corretto nei toni e nei contenuti la contestazione. «Non meritate quello scudetto», la sintesi delle proteste. Qualcuno dei calciatori ha replicato: «Siamo senza benzina». Ma una cosa è già chiara: il pomeriggio di Empoli, ancora una volta come due anni fa, è destinato a mettere in discussione tutto, a partire dal feeling che unisce i big con i vertici del club. Anche molti fedelissimi, non solo Di Lorenzo, chiederanno a fine anno un confronto per capire se restare o andare via. Si rischia una grande fuga, anche di intoccabili fino a ieri come Lobotka, Kvara e altri ancora. Aurelio De Laurentiis ha dentro di sé uno scomodissimo fardello di perplessità, sgradevoli interrogativi, tanta delusione e non poca vergogna per il ko di Empoli. Non fa che scuotere i leader, li invita a prendere per mano lo spogliatoio con maggiore determinazione come se bastasse per sistemare le cose. Ma l’aria è quella di resa dei conti: sensazioni molto scomode con cui convivere pensando al fatto che dodici mesi fa, quegli stessi tifosi, erano a far festa a una squadra - la stessa contestata duramente in queste ore - che riportava lo scudetto a Napoli dopo 33 anni. In ogni caso, la gara con la Roma diventa di massima allerta. E anche a Castel Volturno ci sarà una maggiore vigilanza. 

L’umiliazione 

L’umiliante esibizione della sua squadra spingerà De Laurentiis a fare un’autentica piazza pulita. Ma non tutti i dirigenti andranno via: il capo dello scouting Micheli è già al lavoro con il nuovo ds Manna. Si va oltre il dispiacere di una sconfitta, la sensazione è quella del tradimento nei confronti della squadra. È infuriato, per tutto il giorno si confronta solo con i suoi collabatori e Calzona, pensa di mandare la squadra in ritiro venerdì prima di Napoli-Roma (con un giorno di anticipo rispetto al programma) ma deciderà nei prossimi giorni. I calciatori sono colpiti, scossi per il duro faccia a faccia, si sentono non difesi dalla società. Nei momenti neri escono fuori tutti i mal di pancia accumulati in questi mesi. È un gioco al massacro, tipo si salvi chi può. Francesco Calzona è solo la vittima di questa carneficina: la squadra non è contro di lui, anzi.

Ma proprio non riesce a dare di più. Come se fosse senza benzina, nella testa e nelle gambe. Ha avuto solo il grande sogno, l’ambizione o forse l’illusione, di poter sistemare le cose. Ma non ne è stato all’altezza. Ma forse, nessuno poteva riuscirci viste le macerie. Garcia, nelle sue 12 gare, aveva conquistato 21 punti. Mazzarri e Calzona, nelle 21 successiva, appena 28. De Laurentiis è scappato via, neppure ha guardato in faccia i suoi giocatori, dopo averli spronati ripetutamente nelle ore di vigilia che ha trascorso con loro. Nessuna punizione, nessuna multa, nessun tipo di provvedimento sanzionatorio: sa che tutto è inutile, sa che sarebbe una scelta senza senso. Anche lui non vede l’ora che tutto finisca. 

L’assoluzione 

Disse De Laurentiis, pochi mesi fa, che «è tutta colpa mia». In realtà, non lo pensa veramente. Oggi il presidente ha convocato una riunione con tutti i dirigenti: vuole che si termini con dignità la stagione. È atteso a Castel Volturno, vuole guardare in faccia tutti, forse parlerà alla squadra e a Calzona. È la notte più buia. E vuole che i calciatori rispettino alla lettera il decalogo su orari delle uscite serali. Tutto scricchiola intorno al Napoli, non ci sono certezze. Oggi alla 15 la ripresa degli allenamenti, toccherà a Calzona la prima mossa con la squadra radunata. Non ha avuto né la voglia, né la forza di parlare alla squadra dopo la gara con l’Empoli, lo farà quest’oggi. E prepara un discorso da sergente di ferro. Una specie di nuovo Calzona. Perché lui sognava di raggiungere la Champions e di restare a Napoli anche il prossimo anno. E il suo sogno si è infranto. E intanto si rischia un’altra partenza: perché pure lo staff medico guidato da Raffaele Canonico sta valutando le offerte di altri club. C’è la Juventus che si è fatta avanti. Sarebbe un altro bel pasticcio. 

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