Idv, Di Pietro lascia la presidenza
«Bocciati dalle urne, scelta irrevocabile»

Antonio Di Pietro
Antonio Di Pietro
Martedì 26 Febbraio 2013, 21:38 - Ultimo agg. 21:39
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ROMA - Antonio Di Pietro lascia, con decisione irrevocabile, la presidenza dell'Italia dei Valori, da lui fondata nel 2000. La decisione viene comunicata in serata alla stampa con un comunicato dell'ufficio di presidenza del partito , all'indomani del risultato elettorale che ha «bocciato» l'esperienza di Rivoluzione Civile: la forza politica alla quale Di Pietro aveva preso parte insieme all'altro collega di partito Luigi De Magistris. Parlamentare dal '97, prima al Senato, poi in Europa, quindi alla Camera, il leader dell'Idv, da oggi non più deputato nè senatore, è stato due volte ministro: prima ai Lavori Pubblici con Prodi e poi alle Infrastrutture.



«Alla luce delle "irrevocabili dimissioni" del presidente Antonio Di Pietro - si legge nella nota - l'Ufficio di Presidenza decide di rifondare, rinnovare e rilanciare l'azione di Italia dei Valori assumendo collegialmente ogni decisione statutariamente affidata al presidente al quale viene chiesto di ritirare le dimissioni e di partecipare ad un percorso collegiale». E tale percorso prevede l'avvio di una «fase congressuale da concludersi entro il 31 dicembre 2013; il confronto diretto con la base del partito attraverso tre incontri territoriali (Nord, Centro e Sud) da tenersi entro il 30 aprile 2013 cui parteciperà l'intero Ufficio di Presidenza; la convocazione dell'Esecutivo Nazionale per domenica 10 marzo 2013 presso la sede Idv di Roma; esecutivo che sarà mantenuto con cadenza mensile fino al congresso».



In attesa di questo chiarimento interno che culminerà, tra circa un anno in un congresso, l'umore tra i dipietristi è nero non solo per il risultato elettorale che non li ha premiati tenendoli fuori dalle Camere, ma anche perchè gli unici che restano in Parlamento, tra tutti quelli che hanno militato nelle file dell'Idv sono i 'fuoriuscitì Antonio Razzi, Domenico Scilipoti e Nello Formisano: i primi due abbandonarono Di Pietro per sostenere il governo Berlusconi all'indomani della diaspora con Fini. Il terzo ha lasciato il partito per entrare in vista di queste ultime elezioni, insieme all'ex capogruppo alla Camera Massimo Donadi, nel Centro Democratico di Bruno Tabacci. Un partito, insiste il parlamentare, che «con i suoi 167.170 voti pari allo 0,49 % ha consentito a Bersani di conquistare la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera, evitando così il ribaltone da parte del centrodestra».
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