Avellino, il piano vendite è al palo: ​prezzi più bassi per i beni del Comune

Avellino, il piano vendite è al palo: prezzi più bassi per i beni del Comune
Vendite al palo, svendite dietro l'angolo. Su 33 milioni di beni inseriti nel piano di alienazione del patrimonio, il Comune ne ha incassato solo 1 in 3 anni. Ma nel prossimo...

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Vendite al palo, svendite dietro l'angolo. Su 33 milioni di beni inseriti nel piano di alienazione del patrimonio, il Comune ne ha incassato solo 1 in 3 anni. Ma nel prossimo piano, che sarà allegato al Bilancio di previsione, l'amministrazione vaglia di adeguarsi alla clausola, prevista già nel regolamento dell'ente, che prevede la possibilità di abbassare tutti i prezzi fissati di un ulteriore 10 per cento. Ovviamente per far cassa. Intanto, il nulla di fatto sulle vendite compresa la cessione di Palazzo di Città alla Guardia di Finanza - fa il paio con i mancati incassi delle pochissime strutture date in gestione. Non c'è solo lo stadio «Partenio», dove il Comune avanza canoni per 1,1 milioni di euro e altri 700.000 euro di tasse. Ma a anche il Palazzetto dello Sport, che non produce reddito. Numeri e disfunzioni nella gestione del settore sono emersi chiaramente, ieri mattina, ne corso della commissione Bilancio. Con uno scontro tra maggioranza e opposizione che, alla fine, ha portato i due componenti festiani, Giovanni Cucciniello e Luigi Preziosi, a lasciare la riunione. Come prima aveva fatto anche il petittiano, Carmine Montanile. Facendo venir meno il numero legale. Ma l'informativa del funzionario del settore, Mastantuoni, e dei dirigenti Smiraglia e Marotta, al Patrimonio e alle Finanze, è stata sufficiente.

Rispetto al nulla di fatto delle vendite, che pesa sul piano di rientro del predissesto del Comune, ci sono comunque circa 30 richieste di inquilini degli alloggi popolari, interessati ad un possibile riscatto degli appartamenti. Una goccia nel mare delle ottimistiche previsioni dell'amministrazione. E sempre a proposito di alloggi, è emerso pure che il procedimento per il famoso bando con cui il Comune avrebbe voluto acquistare case dai privati non si è ancora nemmeno concluso. Sul Patrimonio, è emblematico lo stallo della vendita di Palazzo di Città, con la trattativa tra Comune e Fiamme gialle incagliata sul nodo della vulnerabilità antisismica dell'edificio. La Finanza - come hanno riferito i funzionari - chiede un livello che la casa comunale non ha, e serviranno lavori che il Comune non sembra poter fare. Come se non bastasse, l'ente non controlla adeguatamente gli incassi rispetto ai pochi beni dati in gestione. Carte alla mano, il presidente della commissione, Nicola Giordano, spiega che «Il «PaladelMauro» costa al Comune 71.000 euro all'anno, ma, rispetto agli incassi, da settembre, ha totalizzato solo 12.000 euro». «Al di là del fatto che c'è chi non paga evidenzia il Comune ci sta perdendo risorse». Sempre per il «PaladelMauro», infatti, Piazza del Popolo si è dovuta sobbarcare il mutuo da circa 500.000 euro, non pagato al Credito Sportivo dalle gestioni della Scandone, per cui aveva fatto da garante. E come al solito paga Pantalone.

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«Queste gestioni si chiede provocatoriamente Giordano sono in linea con le percentuali previste per al sostenibilità delle casse comunali? E chi si occupa della custodia del bene?». Sul punto, l'assessore allo Sport, Giuseppe Giacobbe, ammette che «il custode non c'è da due anni per carenza di personale, e che le società che occupano il Palazzetto stanno rimediando con un'autogestione». Ma l'assessore, al netto dei numeri negativi riportati da Giordano, assicura: «Sia con il Palazzetto che con la palestra comunale e con la tensostruttura del campo Coni, rientriamo pienamente nella copertura comunale del 36 per cento prevista dalla legge». Mentre la maggioranza, con il consigliere di «Viva la Libertà», Giovanni Cucciniello, prova a smorzare ricordando che «gli ultimi due anni, all'insegna della pandemia, non sono stati congiunturalmente favorevoli alla vendita e alla valorizzazione del patrimonio». Ma gli effetti di tutto questo rischiano seriamente di riflettersi sul bilancio dell'ente, visto che le previsioni di incasso erano multimilionarie. Amalio Santoro, capogruppo di «SiPuò», tira efficacemente i fili del ragionamento: «Tutti gli ultimi piani comunali di rientro dal disavanzo sono stati costruiti sull'alienazione dei beni. Nell'ultimo, c'erano quasi 22 milioni di euro di previsione di incassi. Se vendiamo l'uno per cento dei beni, questo rientro dal predissesto in tempi rapidi, tante volte sbandierato dall'amministrazione, andrà a farsi benedire. Così avverte - non ne usciamo».
 

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Il Mattino