Il boss delle cerimonie stupefacenti. Sarebbe Armando Manzi, imprenditore della ristorazione per matrimoni ed eventi il capo di un'associazione a delinquere dedita al traffico...
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L'inchiesta ha ricostruito ruoli ed episodi che inchioderebbero i personaggi coinvolti. A cominciare da Armando Manzi e dalla sua holding criminale nella quale oltre a una fitta rete di collaboratori avrebbe fatto parte anche il figlio Oreste. Il bianco sembra essere il filo conduttore del business: veli da sposa e cocaina con la droga importata dalla Spaqna per essere smerciata sulle piazze di spaccio di Napoli ed Avellino. Affari milionari: nel corso delle indagini è stato effettuato il sequestro di 323 chili di hashish, tre milioni 230mila euro di roba nascosta dentro il doppio fondo creato all'interno del serbatoio di carburante di un autoarticolato. Gli investigatori hanno inoltre accertato l'esistenza di un solido legame con il clan Lo Russo e in particolare con Antonio, il capo della cosca napoletana. Manzi ne avrebbe coperto la latitanza ospitando il boss in numerosi nascondigli tra Roccarainola, Comiziano e Sperone. D'altronde, a quanto risulta dall'inchiesta, i due erano soci in affari proprio per la gestione del traffico di droga. Da qui le ordinanze di custodia cautelare d il sequestro preventivo di Villa Manzi oltre che delle quote societarie riconducibili di fatto ad Armando Manzi nonostante l'intestazione fittizia ad alcuni prestanome. A originare l'indagine un sequestro di droga, operato nel 2015, da parte della Guardia di Finanza di Avellino che portò alla luce anche ramificazioni in Irpinia dello stesso gruppo. Ma gli scenari promettono tuttora nuovi clamorosi sviluppi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino