Green pass, coltivatori scettici: «Difficile ingaggiare stagionali»

Green pass, coltivatori scettici: «Difficile ingaggiare stagionali»
L'effetto Green Pass in agricoltura si fa sentire soprattutto sui lavoratori stagionali. «Già era difficile reperire manodopera a causa dello spopolamento dei...

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L'effetto Green Pass in agricoltura si fa sentire soprattutto sui lavoratori stagionali. «Già era difficile reperire manodopera a causa dello spopolamento dei nostri paesi e del reddito di cittadinanza. Ora si aggiunge questo obbligo che comporta ulteriori problemi. Peraltro, in un periodo clou per l'Irpinia, quando stanno entrando nel vivo la vendemmia, la raccolta di olive e di castagne».

È il quadro che traccia il presidente provinciale di Coldiretti, Francesco Acampora. Che riflette anche su un altro aspetto: «Non possiamo nascondere un certo scetticismo rispetto alla necessità del certificato verde per il nostro comparto, in considerazione del fatto che il grosso del lavoro si svolge all'aria aperta. Nelle imprese agricole c'è la minore incidenza di infezioni da Covid-19 da quando è scoppiata la pandemia», sottolinea Acampora. I dati di Coldiretti nazionale lo dimostrano plasticamente. «Il lavoro in campagna, con appena lo 0,3% degli infortuni da Covid-19 che hanno interessato il settore dell'agricoltura, è il più sicuro grazie all'attività all'aperto e alla possibilità di mantenere le distanze anti contagio. Infatti, i dati Inail sulle denunce complessive di infortunio da Covid al 31 agosto 2021 evidenziano fanno sapere da Coldiretti nazionale come la percentuale più bassa di contagi tra le diverse attività si sia verificata proprio in agricoltura, dove peraltro non si è mai smesso di lavorare durante l'anno per garantire le forniture alimentari degli italiani».

A livello locale non sono state registrate particolari difficoltà nei controlli nelle singole aziende. Questo anche grazie al supporto delle associazioni di categoria nell'accompagnare coltivatori e imprenditori ad adeguarsi alla misura e ad attrezzarsi per le verifiche. Dunque, scetticismo nel comparto per il Green Pass. «Ma ne prendiamo atto e andiamo avanti assicura Acampora Come Coldiretti in Irpinia ci siamo organizzati per tempo, credendo nell'importanza delle vaccinazioni. Abbiamo promosso, infatti, due centri vaccinali della nostra associazione per la somministrazione del siero presso la Gb Agricola di Montoro e Mastroberardino a Mirabella Eclano. Nei due centri vaccinali, che hanno funzionato per un totale di quattro giornate ciascuno, sono state effettuate oltre cinquecento iniezioni». Questo è servito per accompagnare per agevolare gli operatori del settore, attraverso una corsia preferenziale, e anche per accompagnare chi aveva dubbi nel sottoporsi alla vaccinazione. «Al netto dello scetticismo, dovuto al fatto che i nostri addetti lavorano all'aria aperta e separati, noi ci adeguiamo e rispettiamo le indicazioni normative riprende il presidente provinciale di Coldiretti Il virus è estremamente contagioso. Ci rendiamo conto che la misura è orientata al contrasto forte del Covid-19. Con il nostro spirito di collaborazione faremo la nostra parte. Siamo al fianco dei nostri soci per supportarli nelle decisioni da adottare e nelle azioni da seguire», conclude Acampora.

Il presidente provinciale della Cia (Confederazione italiana agricoltori), Michele Masuccio, ribadisce il problema legato soprattutto agli stagionali. «Qualche problematica si registra in Irpinia sostiene Masuccio Siamo in linea con la tendenza generale. Sono pochi, comunque, i non vaccinati. E la questione riguarda soprattutto le aziende più grandi, più strutturate, sia per i dipendenti che per i fornitori esterni. Nelle realtà più piccole, non si hanno particolari disagi. Faccio riferimento alle imprese a conduzione familiare e a quelle che contano pochi dipendenti». La Cia sta fornendo assistenza per le procedure di verifica e per le attività legate alle assunzioni, proprio in relazione alla necessità che gli addetti siano muniti del certificato verde. Questo vale a maggior ragione per i lavoratori stagionali, il cui impiego è limitato ad alcuni mesi dell'anno.

Insomma, anche per andare nei campi a lavorare bisogna avere il lasciapassare verde. Alcune aziende si stanno organizzando con un piano complessivo di testing, con campagne di tamponi indirizzate soprattutto ai lavoratori stranieri. Comunque, un ulteriore voce di spesa nei bilanci delle imprese locali impegnate nel comparto e in un periodo non proprio felice per le casse. 

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Il Mattino