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«Ecco la verità sui disagi del pronto soccorso». Il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino, Renato Pizzuti, scrive all'amministrazione comunale. Assente, l'altra settimana, all'assise monotematica convocata dal sindaco Gianluca Festa, il manager, nella giornata di ieri, ha fatto protocollare agli uffici di Palazzo di città una lettera nella quale spiega perché il reparto di Emergenza di Contrada Amoretta è costantemente sovraffollato. Le criticità, secondo Pizzuti, sarebbero da ascrivere principalmente a tre fattori: interni all'ospedale, riferibili al territorio e di carattere generale. Nel dettaglio, i riferimenti del diggì sono alla carenza di personale e alle procedure concorsuali che troppo spesso si concludono con un nulla di fatto (ovvero coi partecipanti che, seppure vincitori, preferiscono altre sedi ad Avellino); alla medicina di prossimità e quindi ai servizi di cura e assistenza che, forniti dall'Asl di Avellino nei 118 comuni dell'Irpinia, sono poco utilizzati dai cittadini che preferiscono fare riferimento all'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino; e, infine, a problemi di carattere generale che sono quelli che accomunano un po' tutti i pronto soccorso d'Italia e che hanno a che fare, in particolare, con gli accessi impropri ovvero quelli di persone che potrebbero essere curate altrove o presso il proprio domicilio ma si rivolgono comunque all'ospedale intasando, inevitabilmente, il servizio.
Fin qui le cause. Ma di soluzioni nemmeno a parlarne. Pizzuti si limita ad assicurare che l'Azienda ospedaliera Moscati sta «prendendo provvedimenti» e infine sottolinea che nonostante tutto la città ospedaliera «sia un'eccellenza di rilievo nazionale» prova ne sarebbero i livelli di assistenza raggiunti in alcune specialità come l'Oncologia (diretta da Cesare Gridelli) e la Neurochirurgia (guidata da Armando Rapanà e considerata la sesta a livello nazionale e 99esima al mondo, secondo una classifica stilata da Newsweek).
In aula, dunque, accuse bipartisan al diggì. «Non si possono giustificare certe assenze, mentre i cittadini non hanno accesso a servizi fondamentali», aveva detto il capogruppo di Davvero Elia De Simone. «Il civico consesso è luogo di democrazia, l'assenza reiterata del manager del Moscati, chiamato a discutere di gravi problematiche, non è comprensibile ed è ingiustificabile», aveva rincarato la dose Franco Russo del Partito democratico. Adesso arriva una risposta, per quanto parziale e generica, rispetto alle questioni sollevate in consiglio. Questioni che restano, però, tutte aperte. L'altro giorno, attorno alle 17 in pronto soccorso c'erano circa 50 persone in sala, tra di loro una pazienti che stazionavano in sala da 3 o 4 giorni (per carenza di posti letto in reparto).
Sul punto, c'è stata anche un'interrogazione in consiglio regionale presentata dall'esponente del gruppo misto Marì Muscarà. «L'attuale sistema di emergenza urgenza soffre di un elevato afflusso di pazienti in pronto soccorso per le richieste che dovrebbero essere erogate da altri servizi sociosanitari e che non rendono ancora più critico il lavoro da parte del personale sanitario». È stata la replica del direttore generale per la Tutela della salute e il coordinamento del sistema sanitario regionale, Antonio Postiglione, che ha quindi auspicato: «La riduzione degli accessi impropri in pronto soccorso mediante la gestione integrata dei pazienti da parte dei servizi territoriale e ospedalieri, risulta tra gli obiettivi prioritari di questa direzione. Sul punto si provvederà a fornire alle aziende specifici indirizzi regionale, previa ricognizione dell'attuale organizzazione del pronto soccorso sia in termini di utilizzo di un sistema informatizzato del triage intraospedaliero che di personale infermieristico dedicato».
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