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Chiuse le indagini sulla Sidigas. Chiesto il rinvio a giudizio per Gianandrea De Cesare e Bruno Del Vecchio con le accuse di autoriciclaggio e omesso versamento dell'Iva. Il 29 maggio toccherà al gip Fabrizio Ciccone, del tribunale di Avellino, stabilire se l'ex patron dell'Avellino Calcio debba o meno affrontare il processo (evenienza che De Cesare in più occasioni ha ribadito di voler affrontare tranquillamente) o se prosciogliere i due da ogni accusa.
Una chiusura indagine, seguita da una richiesta di rinvio a giudizio, giunta a distanza di quasi tre anni per una serie di ricorsi presentati ed eccezioni sollevate dai legali di Gianandrea De Cesare, dall'emissione della prima misura cautelare, un sequestro preventivo di circa 97 milioni di euro nel 2019. Sequestro successivamente ridotto a 35 milioni di euro. L'ultima misura cautelare fu disposta nel maggio scorso dopo la dichiarazione di incompetenza territoriale del tribunale partenopeo dove era approdata l'inchiesta. Ma il tribunale di Napoli, dopo un anno di ulteriori indagini effettuate sulla contabilità della Sidigas.com Srl ed Enerimpianti Srl, evidenziò i reati di autoriciclaggio, omesso versamento dell'Iva e false comunicazioni sociali compiute su Avellino.
Dunque, rinviò gli atti alla procura avellinese. Quest'ultima ha provveduto ad iscrivere nuovamente nel registro degli indagati Gianandrea De Cesare difeso dall'avvocato Claudio Mauriello, nonché Bruno Del Vecchio difeso dall'avvocato Massimiliano Moscariello. De Cesare in qualità di legale rappresentante e amministratore (di diritto e di fatto) di tutte le società riconducibili al gruppo Sidigas Spa.
Su alcuni reati incombe la prescrizione, almeno per quanto riguarda il mancato pagamento dell'Iva e anche su questo aspetto l'ex patron De Cesare ha precisato sempre di volere saldare i debiti con lo Stato e di ritornare in possesso delle quote societarie anche provvisoriamente per poter redigere il piano di rientro dai debiti. Possibilità sulla quale il tribunale di Avellino si è pronunciata rigettato il ricorso.
Il Mattino