La battaglia sulla revoca della concessione ad Autostrade nasce sostanzialmente in una piccola procura di provincia. Quella di Avellino, dove ieri si è recato il nuovo Ad...
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«Tornerò ancora per spiegare al procuratore il progetto per la messa in sicurezza secondo le indicazioni venute». In sostanza la procura della Repubblica di Avellino ritiene che le prescrizioni imposte ad Aspi circa la sistemazione di nuove barriere protettive sui viadotti del territorio di sua competenza, quelli in provincia di Avellino, tra Baiano e Benevento, non siano state eseguite alla perfezione. Da circa un anno dunque sono stati sistemati sulla corsia di emergenza delle strutture di plastica a protezione, New Jersey pieni di acqua o sabbia che dovrebbero limitare eventuali danni ai mezzi in circolazione.
Le protezioni sono sistemate sulla corsia di emergenza anch'essa sotto sequestro. Risultato: per decine di chilometri si viaggia su due corsie di marcia per ogni senso di direzione su tutti i viadotti. In pratica i consulenti della procura ritengono che i sistemi di ancoraggio alla sede stradale delle barriere non siano in grado di trattenere un veicolo lanciato a forte velocità. Quindi impongono un sistema di ancoraggio di diversa concezione. Autostrade ha più volte contestato quelle conclusioni dei periti, e dopo almeno cinque rigetti delle istanze di dissequestro delle barriere, ha deciso di presentare un nuovo progetto di sistemazione definitiva dei sistemi di sicurezza. Nel frattempo, l'inchiesta è andata avanti, sia per iniziativa della procura di Avellino che ha trasmesso gli atti dell'approfondimento investigativo sia presso il ministero delle infrastrutture che presso società Autostrade ad altre procure italiane. Quella di Pescara ha provveduto ad emettere i provvedimenti gemelli sulla Bologna-Canosa, mentre la procura di Genova a sua volta, nell'ambito del procedimento relativo al crollo del ponte del capoluogo ligure, ha a sua volta trasmesso atti ai colleghi irpini che riguardano due manager (poi licenziati dall'azienda). Dalle intercettazioni risulta infatti che avrebbero taciuto al magistrato (Luigi Buono, quello che poi assolse Castellucci) una serie di informazioni nel corso delle deposizioni ad Avellino.
«Tutti i viadotti della rete autostradale gestita da noi sono sicuri, lo garantisco, ma reagiremo a ogni segnalazione di criticità», dice Tomasi. «Sui viadotti di recente classificati con 60 e 70 le Direzioni di Tronco sono intervenute subito. Questi ponti sono sicuri». Sull'ipotesi di un ritiro della concessione ad Aspi, Tomasi rivendica come quello che guida «è un gruppo di 7000 persone, che ha realizzato e sviluppato i progetti più importanti del sistema infrastrutturale italiano. Pensare che l'interesse di un Paese sia quello di rinunciare a questo bagaglio di competenze, mi sembrerebbe non comprensibile». Ma sull'idea di ridimensionare la concessione «il tavolo è aperto - conclude - stiamo ragionando su aspetti tecnici». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino