«Benevento: appalti non truccati», tutti assolti dopo 5 anni

«Benevento: appalti non truccati», tutti assolti dopo 5 anni
Sulla vicenda delle presunte irregolarità nelle gare di appalto svoltesi al Comune che aveva portato a una serie di incriminazioni ieri è arrivato il verdetto dei...

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Sulla vicenda delle presunte irregolarità nelle gare di appalto svoltesi al Comune che aveva portato a una serie di incriminazioni ieri è arrivato il verdetto dei magistrati della sezione penale (presidente Simonetta Rotili, giudici a latere Maria di Carlo e Grazia Maria Monaco): assoluzione per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. L'assoluzione è stata decisa per Angelo Mancini, 51 anni, beneventano, ex dirigente di Palazzo Mosti, coordinatore dei progetti del «Piu Europa», Angelo Collarile, 49 anni, Fioravante Carapella, 59 anni, Antonio D'Addona, 57 anni, di Montecalvo Irpino, Guido Mastantuono, 55 anni, di Montecalvo Irpino, Pellegrino Parrella, 59 anni, di Roccabascerana, Carmine Iannella, 56 anni, di Torrecuso, Giuseppe Pancione, 61 anni, di San Martino Valle Caudina. Nella precedente udienza il pm Licia Fabrizi aveva richiesto sei condanne e due assoluzioni. Queste le richieste del pm: 5 anni per Angelo Collarile, nella cui casa era stato rinvenuto un endoscopio, uno strumento secondo l'accusa adoperato da Mancini per verificare il contenuto delle buste con le offerte per la varie gare; 4 anni e 5 mesi per Angelo Mancini, 4 anni e 6 mesi per Fioravante Carapella; 4 anni e 3 mesi per Antonio D'Addona; 4 anni per Guido Mastantuono e Pellegrino Parrella. L'assoluzione, invece, era stata chiesta per Carmine Iannella e Giuseppe Pancione. Fabrizi aveva chiesto l'assoluzione per tutti coloro ai quali era contestato il reato di associazione a delinquere e corruzione per la gara relativa al ponte Torre della Catena. Assoluzione da alcuni capi di imputazione per Mastantuono, Collarile e Carapella. Era stata anche avanzata la richiesta di revocare l'ordinanza con la quale il collegio penale aveva dichiarato inutilizzabili le intercettazioni ma i magistrati giudicanti avevano ribadito l'inutilizzabilità. Il processo ha visto coinvolti, oltre a un funzionario del Comune, Mancini, alcuni titolari di imprese interessate a ottenere l'affidamento di una serie di lavori da realizzare in città nell'ambito dei progetti del «Piu Europa».

Episodi che risalgono fino al 2014 e che, sul piano investigativo, oltre alla Procura hanno visto impegnati i carabinieri. Le indagini si conclusero nel giugno del 2016 quando vi fu un blitz con arresti e incriminazioni. Le accuse a vario titolo andavano dall'associazione per delinquere alla corruzione e alla turbativa d'asta ed erano relative ad alcune gare: in particolare si riferiscono alla creazione di piccole piazze al rione Libertà e a San Vito, alla riqualificazione del ponte Santa Maria degli Angeli sul Sabato, alla costruzione di un ponte didattico ciclopedonale Santa Maria degli Angelirione Libertà e del ponte Torre della Catena sul Sabato. L'accusa aveva anche contestato irregolarità per la gara relativa alla realizzazione del terminal dei bus extraurbani sorto nei pressi dello stadio «Vigorito». Ma per questa gara fu dichiarata la prescrizione dei relativi reati con l'esclusione dal processo di altri 3 imputati. L'accusa ha anche contestato l'esistenza di tangenti, tra somme versate e promesse, per circa 500mila euro. Ma non si è riusciti a risalire a chi le ha percepite. Il Comune si era costituito parte civile con l'avvocato Paola Porcelli. Poi le arringhe dei difensori conclusesi ieri. Sono intervenuti, tra gli altri, gli avvocati Alessio Lazazzera, Vincenzo Fiume, Roberto Prozzo, Vincenzo Regardi, Nunzio Gagliotti, Monica Del Grosso, Antonello Aucelli, Dario Vannetiello, Teodoro Reppucci e Raffaele Scarinzi. 

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Il Mattino