Delitto Matarazzo, in aula altro scontro sulla pistola che uccise il pastore

Delitto Matarazzo, in aula altro scontro sulla pistola che uccise il pastore
Ancora versioni contrastanti finalizzate a stabilire se quella pistola calibro 357 magnum è l'arma del delitto di Frasso Telesino. Nel corso dell'udienza di ieri...

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Ancora versioni contrastanti finalizzate a stabilire se quella pistola calibro 357 magnum è l'arma del delitto di Frasso Telesino. Nel corso dell'udienza di ieri davanti ai magistrati della Corte di Assise, presidente Daniela Fallarino, giudice a latere Simonetta Rotili, un altro consulente di parte, Biagio Manetto, ex ispettore della polizia scientifica di Palermo, ha contestato le conclusioni a cui era giunto il perito Gaetano Rizza, nominato nei mesi scorsi sempre per stabilire se quella è l'arma del delitto. Secondo Manetto, nominato dai difensori di Giuseppe Massaro, che ha collaborato con i colleghi Felice Nunziata e Alberto Panza, il perito Rizza non avrebbe eseguito un allineamento tra un proiettile repertato sul luogo del delitto e quello che fungeva da test. Nella precedente udienza del mese di luglio infatti il commissario di polizia Gaetano Rizza, in servizio presso la scientifica della questura di Ancona, aveva confermato che la pistola 357 magnum sequestrata a Giuseppe Massaro era quella fornita al killer per uccidere Giuseppe Matarazzo. Per questo omicidio oltre a Massaro, 57 anni, di Sant'Agata de' Goti, è imputato Generoso Nasta, 32 anni, di San Felice a Cancello (centro della provincia di Caserta).

Secondo l'accusa i due, entrambi in carcere, avrebbero concorso nell'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pastore 45enne di Frasso Telesino ucciso a colpi di pistola la sera del 19 luglio del 2018 davanti alla sua abitazione. Massaro è accusato di aver fornito la pistola usata per il delitto e l'auto, una Fiat Croma, che avrebbe guidato Nasta. Sconosciuto finora il killer. Dopo le dichiarazioni di Manetto, ieri è stato di nuovo chiamato a deporre Gaetano Rizza che ha confermato le conclusioni a cui era giunto nella sua perizia e dunque che la pistola di Massaro è quella utilizzata per il delitto. Il pubblico ministero Francesco Sansobrino ha di nuovo ripetuto la richiesta di ergastolo per i due imputati, invitando però Massaro a dire la verità sull'arma, che deteneva legalmente e che custodiva nella cassaforte della sua abitazione di Sant'Agata dei Goti. Di fronte a dichiarazioni spontanee volte a fare chiarezza su questo che rappresenta un elemento centrale nella ricostruzione del delitto potrebbe esservi una riduzione della pena da comminare.

Dopo questi ulteriori esiti della perizia sull'arma vi sono stati nuovi interventi, anche dei difensori che in precedenza erano già intervenuti. Ma come si ricorderà il collegio giudicante nell'udienza in cui doveva pronunciare la sentenza aveva preferito in extremis affidare una nuova perizia a un esperto. Pertanto ieri ci sono state le nuove arringhe degli avvocati Orlando Sgambati e Angelo Raucci che hanno chiesto l'assoluzione per Generoso Nasta, colui che viene ritenuto essere l'autista della Fiat Croma sulla quale ha viaggiato il killer. Anche Angelo Leone si è soffermato soprattutto sulle conclusioni della perizia sull'arma, un elemento che viene addebitato dall'accusa al suo assistito Giuseppe Massaro di cui ha chiesto l'assoluzione. Interventi anche degli avvocati di parte civile Antonio Leone e Tullio Tartaglia che assistono i familiari di Matarazzo, che hanno chiesto la condanna per entrambi gli imputati. La prossima udienza è stata fissata per il 6 ottobre quando dopo l'ultima arringa, quella dell'avvocato Mario Palmieri, difensore di Massaro, il collegio giudicante si ritirerà in camere di consiglio per poi emettere la sentenza.
 

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Il Mattino