«Zona d'ombra». La scritta a caratteri cubitali sui muri di piazza Piano di Corte è un ossimoro: niente potrebbe chiarire meglio ciò che avviene nel...
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È Federico a rompere il ghiaccio: «Beh, non va tutto benissimo. Spesso ci siamo trovati a vivere esperienze delicate. I recenti episodi di violenza sono soltanto la punta dell'iceberg. Piazza Piano di Corte e piazza Vari sono i luoghi simbolo e dunque più in vista. Ma basta spostarsi nelle stradine circostanti per percepire una grave condizione di insicurezza». Via Erik Mutarelli, vico Volpe, via San Pantaleone: una parziale mappa del pericolo. Chiediamo dettagli. È Simone a fornirli: «Persone che fanno uso di stupefacenti davanti a tutti. Non parlo di sigarette di marijuana. Poche sere fa ero con la mia ragazza. Transitavamo in via Mutarelli per raggiungere rapidamente la piazza. Ci siamo accorti di un uomo di spalle. Si è voltato proprio mentre stavamo passando. Stava sniffando cocaina. E non si è trattato di un episodio isolato ma qualcosa che avviene abitualmente. Chi frequenta l'area di sera sa a cosa mi riferisco». Fioccano le conferme degli amici. Le testimonianze si fondono con la denuncia: «Possibile - chiedono concordi - che questo possa avvenire senza che nessuno glielo impedisca? Fino a quando penseranno di poter agire indisturbati noi dovremo vivere le nostre serate nel timore di restare coinvolti in qualche brutta vicenda».
Temi al centro del Comitato per l'ordine pubblico convocato per domani mattina in prefettura. Ma la sicurezza non è l'unica priorità da affrontare. La vivibilità della zona è compromessa anche da vecchie pratiche senz'altro frutto di inciviltà ma agevolate da chiare lacune: usci, davanzali, persino i contatori sono pieni di drink consumati. I cestini invece latitano. Il selciato è sconnesso, molto pericoloso. «Questioni che segnaliamo da tempo» spiegano Carmine e Gaia Russo, fratelli uniti da sei anni nella conduzione di un locale american style. «Si parla tanto di accessibilità - ricordano - ma una persona in carrozzina qui non può venire. Gli unici gettacarte presenti nell'area sono quelli collocati dagli esercenti. La sicurezza? Meglio intervenire. Ma riteniamo non corretto etichettare l'area come un piccolo bronx». Allineata Dora Guerra, ristoratrice: «Non avvertiamo una condizione di pericolo imminente. È pur vero che io chiudo presto e che mi sono dotata di un servizio di vigilanza autonomo». Di altro avviso Giovanni, 30 anni e una laurea appena presa a Roma: «Un mio amico poche sere fa è stato aggredito qui da un uomo con tre pitbull. Ha riportato ferite. Per fortuna c'erano delle persone che sono intervenute. Vi pare normale?». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino