Tre, due, uno, via. Luci nuove e nuova luce sul complesso di Sant'Ilario. Quanta strada e quante strade ha visto percorrere a partire dall'età imperiale quando era...
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Ed ecco, allora, la nuova illuminazione, realizzata da Gesesa e dal gruppo Acea. Esordio preceduto da una performance teatrale. Il titolare del sito, il presidente della Provincia Antonio Di Maria, annuncia la volontà di aggregare le risorse umane e finanziarie per perseguire il progetto di rete museale. «Anche questo sito - dice - sarà inglobato nel percorso che, insieme ad altre istituzioni, stiamo pianificando. La cura e la gestione di Sant'Ilario sarà affidata, come il resto del patrimonio culturale dell'ente, a Sannio Europa. Credo però che la vera novità sarà quella del biglietto unico».
L'ipotesi di disaggregare la «missione» del sito culturale affidandone una parte alla fruibilità dei cittadini è stata ribadita dal sindaco Clemente Mastella. «Faremo ognuno la nostra parte - dice - per garantire che quest'area archeologica diventi uno spazio da vivere anche di sera vista la nuova illuminazione artistica. Il valore di queste nuove luci non è soltanto nella straordinaria visione che consentono di godere ma nel fatto che introduciamo una strategia di sinergie istituzionali per ottimizzare i progetti in atto. Ringrazio per questo anche l'ex presidente della Provincia Ricci e il soprintendente Buonomo con i quali fu sottoscritta la prima importante intesa». Soddisfazione e impegno a collaborare con i piani di rilancio della città da parte del direttore dell'area idrica di Acea Giovanni Papaleo. Presenti alla cerimonia dell'accensione anche la senatrice Sandra Lonardo e il presidente di Gesesa Luigi Abbate.
Ma c'è una novità significativa nell'ambito del programma di illuminazione artistica dei monumenti cittadini e riguarda il rapporto tra le luci e il racconto. In due casi esso è stato «musealizzato» attraverso un gioco di immagini. I riflettori sull'obelisco egizio di piazzetta Papiniani si accendono sulla facciata di Palazzo Paolo V con la proiezione della traduzione dell'epigrafe che spiega ed esalta il monumento innalzato in onore di Iside. L'impianto di illuminotecnica di piazza duomo trasforma la facciata della cattedrale in uno schermo su cui scorre in immagini (con voce narrante) la storia della Chiesa beneventana. In sostanza due esempi di «museo delle facciate», una novità tecnologica che si adegua puntualmente alla regia dei tempi. La prospettiva che si apre invece con l'illuminazione «silenziosa» del complesso di Sant'Ilario e dell'area archeologica è davvero emblematica. La comunicazione in questo caso avviene all'interno dell'ex chiesetta dove si proietta il racconto dell'Arco da parte di un reincarnato Traiano. Niente facciata parlante ma la possibilità di parola concessa ai visitatori del «giardino archeologico» che potranno così incrociare il racconto della storia con la conoscenza e i saperi di oggi, tessendo anch'essi, in questo complicato presente, una rete narrativa tra le certezze di un passato glorioso, il complicato presente e i progetti di coraggiosa resistenza e di speranza creativa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino