Il «tesoro» della Rocca, le ricerche ora affidate alla Soprintendenza

Il «tesoro» della Rocca, le ricerche ora affidate alla Soprintendenza
Sì, è davvero un giallo. Che si sta delineando a oltre venti anni di distanza dalla campagna di scavi (1991-1998) eseguita nel ventre della Rocca dei Rettori. ...

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Sì, è davvero un giallo. Che si sta delineando a oltre venti anni di distanza dalla campagna di scavi (1991-1998) eseguita nel ventre della Rocca dei Rettori.


Solo qualche mese fa si viene a conoscere l'esistenza di 500 casse, depositate presso il centro operativo della Soprintendenza nell'ex convento San Felice, che contengono reperti provenienti dallo storico monumento cittadino. Ricognizioni e ricerche successive disegnano una mappa che conduce stavolta ai depositi e alle casseforti della Soprintendenza di Salerno dove, secondo alcuni precisi documenti dell'epoca sottoscritti dall'allora responsabile degli scavi Pina Bisogno, si troverebbe la parte più preziosa del «tesoro».
 
Naturale chiedere conto di questo, come puntualmente fa l'amministrazione provinciale, proprietaria della Rocca. Risposta secca: «Qui non c'è nulla».

Riavvolgiamo il nastro. Tutto nasce dal tentativo della Provincia di mettere su una mostra sulla storia e i contenuti degli scavi che portarono alla luce reperti ritenuti di straordinaria importanza: tombe, arredi d'oro e d'argento, ceramiche, oggetti e fibule di epoca medievale. Ma il colpo assestato agli studi sulla storia della città fu la scoperta dei resti dell'acquedotto romano. In epoca imperiale cioè Benevento si estendeva almeno fino a quel punto, ma probabilmente ben oltre.

Tutte queste ragioni aprono un dibattito che va oltre il caso dei reperti scomparsi. Il funzionario responsabile del settore archeologia della Soprintendenza di Caserta-Benevento, Simone Foresta, dice: «Abbiamo ricevuto la richiesta della Provincia che si riferisce al progetto della mostra ma manca ancora di un progetto di allestimento e di un finanziamento. Da parte nostra, sollecitati da questo, abbiamo proceduto alla verifica dei materiali dello scavo della Rocca in nostro possesso. Per quanto riguarda il recupero dell'intero patrimonio di reperti attendo di conoscere nel dettaglio i documenti inviati da Salerno, devo però ricordare che la riforma del ministero, con la creazione dei poli, le unificazioni delle soprintendenze, gli avvicendamenti di funzionari e i vari passaggi dei depositi, fanno sì naturalmente che certe ricerche siano più complesse. Ma l'impegno a farle è assolutamente confermato».

Il tema delle tracce delle tante stratificazioni storiche della città è sempre attuale, non lo è purtroppo quello della loro restituzione al territorio di provenienza. Questa evenienza preclude la possibilità di raccontare tanta parte di storia locale a cittadini e visitatori, sia pure attraverso eventi straordinari. La mostra sugli scavi della Rocca sarebbe un bel segnale in attesa che l'ipotizzato museo di città possa contenere alcuni emblematici pezzi della «collezione di famiglia».


«Allestire la mostra - dice al riguardo Foresta - richiederebbe un protocollo d'intesa, un accordo. Bisogna studiare, restaurare e allestirei pezzi con risorse e competenze congiunte». La porta resta aperta in attesa della relazione sulla ricognizione effettuata sui reperti custoditi nel centro operativo del «San Felice». Certo le notizie che giungono da Salerno rendono più fitto il mistero. Il fatto che la cassaforte dell'istituto culturale non contenga i gioielli della Rocca pone un macigno anche sul destino di tanti altri preziosi reperti, come quelli degli scavi di Cellarulo e di piazza Orsini avvenuti nei decenni precedenti a quelli della Rocca. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino