Diari dal Marocco

Diari dal Marocco
George Orwell scrisse diversi Diari, oltre i grandi libri che conosciamo più o meno tutti, ma non erano banali diari come quelli che appaiono oggi spacciati per romanzi...

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George Orwell scrisse diversi Diari, oltre i grandi libri che conosciamo più o meno tutti, ma non erano banali diari come quelli che appaiono oggi spacciati per romanzi autobiografici, scritti da questa generazione Ikea che smonta e rimonta gli stessi sentimenti e fatti come se fossero mobilia, no. Era Orwell. Così, anche un soggiorno – causa tubercolosi – in Marocco (1938-39) diventa un minuzioso reportage su tutto: dagli animali (non aveva ancora scritto la sua “Fattoria” che arriverà nel 1945) ai giornali marocchini, non tralasciando paesaggi, soldati, clima, architettura, e la parte più povera di una civiltà contadina. Tutto viene visto e annotato, e ora pubblicato in Italia in “Diari dal Marocco” (Nuova Editrice Berti, traduzione di Cristina Colla e Cecilia Mutti). E, anche in una scrittura non destinata alla pubblicazione, ma a una memoria personale, a un esercizio di visione, si ritrova l’Orwell capace di scovare le contraddizioni della realtà. Il fatto che a scandire i suoi giorni marocchini fossero il numero di uova prodotte dalle sue chiocce dice più di una biografia. I suoi elenchi anticipano Perec e Montalbán.
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Il Mattino