Il Centro nazionale trapianti fa parlare i numeri: le donazioni di organi si consolidano (1.680, nel 2018), le liste d'attesa calano per il terzo anno consecutivo (in...
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Ma il dato che colpisce di più è il seguente: a Napoli e dintorni il 41,8 per cento delle famiglie si oppone alla donazione degli organi, quando per il proprio congiunto non c'è più nulla da fare. A Firenze solo il 27,3 per cento dice no. Colpa di strutture sanitarie disattente che, con qualche eccezione, non riescono a conquistare la fiducia dei pazienti e dei loro parenti, e per questo non vengono ripagate, ma non solo.
La stessa linea emerge dalle dichiarazioni di volontà registrate nei Comuni, quindi in prima persona: qui il 45,7 per cento dei cittadini si esprime negativamente o rimanda la scelta (in Toscana, il 24,6). Insomma, il distacco è anche culturale, amplificato da un difetto di comunicazione/educazione. E, per comprenderlo, basta incontrare le persone, innanzitutto i giovani, che aspettano di essere chiamate per l'intervento: fino a quel momento quasi tutti interessati poco o niente al problema. In più, c'è chi racconta di temere (erroneamente), che, dando l'assenso, possa essere curato male, a vantaggio di altri, e chi non vuole pensare al peggio prima del tempo.
Di certo, le ragioni vanno approfondite per poter agire. Perché, dietro i numeri, ci sono volti e storie come quella di Alex, il bimbo di 18 mesi sottoposto a trapianto di midollo al Bambino Gesù di Roma che ha portato a una fila infinita di aspiranti donatori in piazza del Plebiscito. Una contraddizione? No, disorganizzazione, ignoranza o superstizione non devono prevalere sul cuore grande dei napoletani. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino