Uomini e topi

Uomini e topi
Disegnare “Uomini e topi” (Bompiani, traduzione di Michele Mari) di John Steinbeck non era facile. Non è mai facile dare corpo alle immagini generate da un...

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Disegnare “Uomini e topi” (Bompiani, traduzione di Michele Mari) di John Steinbeck non era facile. Non è mai facile dare corpo alle immagini generate da un classico, che ha avuto anche due film, ma un vero classico si presta alla rilettura e alla rigenerazione soprattutto se a illustrarlo è Rébecca Dautremer, che riesce a creare una opera che sta di fianco al classico, e che ne fa paesaggio. Tutti o quasi conoscono i vagabondaggi di George e Lennie – che anticipano molto cinema dei fratelli Coen – e il loro sogno di avere una fattoria: uno intelligente e leggero, l’altro grosso con la mente di un bimbo. Dautremer, pur non mettendo da parte le pagine di Steinbeck apre il mondo dei due braccianti itineranti, e ci fa vedere quello che abbiamo immaginato leggendole, ampliando il romanzo, rendendolo ancora di più una opera d’esplorazione umana. Si mette di lato, sopra, sotto, e mai in mezzo, alle parole che furono portate in Italia da Cesare Pavese, regalando loro una vita illustrata.  Scava nelle teste di George e Lennie e negli Stati Uniti rurali, ancora un mistero per molti occidentali che ne parlano tanto senza capirli.

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Il Mattino