Biagio Izzo, il processo finisce con la prescrizione: era accusato di turbativa d’asta

Termina così il risvolto processuale su presunti illeciti e favoritismi nelle procedure di riscossione dei tributi

Biagio Izzo
Finisce con la prescrizione – davanti al giudice monocratico del Tribunale di Napoli Nord – il processo a carico del comico napoletano Biagio Izzo e altre cinque...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Finisce con la prescrizione – davanti al giudice monocratico del Tribunale di Napoli Nord – il processo a carico del comico napoletano Biagio Izzo e altre cinque persone, tra cui due suoi collaboratori. Nell’inchiesta che processualmente si è dilungata oltre i termini previsti, il nome di Izzo era finito nelle carte della Guardia di Finanza che ipotizzava presunti illeciti e favoritismi nelle procedure di riscossione dei tributi e nelle fasi successive di esecuzione forzata e giudizio dinanzi alla commissione tributaria.

Si era arrivati al comico e ad altre cinque persone da una indagine parallela degli investigatori su due funzionari dell’erario. Per tutti gli imputati, gli inquirenti avevano chiesto i domiciliari respinti dal gip e poi impugnati dal pm Walter Brunetti. L’accusa è turbativa d’asta è l’ipotesi investigativa. L’attore ha sempre chiarito che si è trovato coinvolto per caso nella vicenda, iniziativa di altre persone. 

Agli atti c’erano alcune intercettazioni che riguardavano la vendita all’asta di una moto e di una macchina, una Vespa 300 e una Fiat 500, oltre ad alcuni mobili. Beni che gli erano stati precedentemente pignorati a Izzo nel corso di una analisi tributaria e in seguito di un lungo contenzioso con Equitalia, relativo ad alcune cartelle esattoriali. Beni dei quali il comico, secondo l’accusa, voleva rientrare in possesso. Gli altri due imputati, Mario Parisi e Rodolfo Imperiale, all’epoca dei fatti dipendenti di Equitalia, si sarebbero adoperati con la presunta complicità di un dirigente dell’istituto vendite giudiziarie di Napoli, Gianfranco Lombardi, per fare in modo che i beni fossero acquistati all’asta tenuta il 25 febbraio 2015 per poi tornare nella disponibilità di Izzo. 

Il fascicolo è rimasto focalizzato su una presunta trama sospetta che viene captata in tempo reale dalle cimici della guardia di finanza. Ed è così che il giorno dell’asta giudiziaria viene intercettata una chiamata fra Imperiale e Parisi in cui si parlava di «un attore famoso», nel corso della quale quest’ultimo passa al suo interlocutore un uomo che, secondo le conclusioni dell’accusa, sarebbe Lombardi (già direttore dell’istituto vendite giudiziarie di Napoli). Gli altri due imputati per cui si è prescritto il reato sono Carlo Sorrentino che secondo l’accusa aveva organizzato la vendita pilotata dei beni di Izzo, difeso dall’avvocato Antonio Cassino, ed Ettore Liberati.

L’attore comico Izzo, nato professionalmente negli anni boom dell’emittenza televisiva privata, secondo quanto sostenuto dal suo legale, l’avvocato Sergio Pisani, «non compare in alcuna conversazione ed è coinvolto nell’inchiesta solo indirettamente a causa di soggetti che cercano di entrare nelle sue grazie». In ogni caso, i fatti risalenti al 2015, sono stati dichiarati prescritti all’udienza dell’altro giorno.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino