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«Qui è Casale, sai come funziona. Tu hai moglie e figli...». È quello che si è sentito dire un dipendente della Sae, società casertana di smaltimento degli oli esausti, il cui titolare è stato vittima di un boicottaggio architettato da un imprenditore rivale che, secondo la Dda di Napoli, si è rivolto ad elementi di spicco della mafia casalese per impossessarsi dei suoi 140 clienti ed estrometterlo così dagli affari.
Il dipendente della Sae che ha ricevuto le minacce, malgrado avesse veramente bisogno di lavorare per mantenere la sua famiglia (ha moglie e due figli), chiese addirittura di essere licenziato per poi essere spostato in altre zone del Casertano; ma a Casal di Principe non c'è voluto più tornare per il grande spavento preso. Ad avvicinarlo fu Aldo Nobis, 52 anni, fratello di Salvatore Nobis, detto «scintilla», per gli inquirenti, elemento di spicco del clan dei Casalesi e in particolare uomo di fiducia dell'ex superboss Michele Zagaria, e Vincenzo Cantiello, 56 anni, anche lui elemento di spicco della cosca, fratello di Salvatore (altro boss da anni al 41bis), già destinatario nei giorni scorsi di un arresto in carcere, in quanto ritenuto dalla Dda, il killer di Pasquale Santagata, assassinato a Castel Volturno (Caserta) nel 1988.
Nobis e Cantiello sono stati arrestati stamani dai carabinieri che hanno loro notificato l'ordinanza in carcere emessa dal gip di Napoli Federica Colucci; il provvedimento di carcerazione è stato notificato anche a Giulio Nobis, 27 anni, figlio di Salvatore e nipote di Aldo.
L'imprenditore vittima ha denunciato tutto ai carabinieri, raccontando di come l'azienda rivale, grazie al sostegno del clan, sia riuscita a soffiargli decine di clienti, tra cui molte pizzerie, ristoranti e attività alimentari; i clienti avevano paura della caratura criminale di Nobis e Cantiello, e peraltro quest'ultimi - è emerso - non esitavano ad entrare nelle attività e ritirare arbitrariamente gli oli esausti. Di Aldo Nobis parlano vari ex fedelissimi di Michele Zagaria, divenuti collaboratori di giustizia, Michele Barone riferisce che Nobis insieme ad altri affiliati riuscì a reperire in 24 ore 500mila euro da consegnare a Pasquale Zagaria, fratello di Michele, considerata la mente imprenditoriale dei Casalesi; soldi che servivano a Pasquale Zagaria per degli investimenti immobiliari.
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