Cartacce, cartoni, bicchieri, piatti, bottiglie, cestini colmi al punto che i turisti sono costretti a lasciare i rifiuti intorno al contenitore, e persino un copriwater...
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Un ambiente deturpato dalla indolenza e dalla maleducazione dove l'inciviltà sembra diventata sistema. Perché nessuno può farcela a contrastare i comportamenti di chi è abituato a non rispettare i beni comuni, la bellezza, la storia. Non possono bastare schiere di spazzini o l'occhio attento di quanti sono abilitati alla vigilanza. E le cose peggiorano di gran lunga nelle giornate di sabato e di domenica, quando arrivano centinaia di persone a cercare un po' di frescura nelle calde serate estive. «Di mattina capita spesso di trovare sui muretti scatole di pizza, bottiglie di birra e di bibite, tovaglioli di carta lasciati da persone che non si preoccupano di portar via i residui delle loro estemporanee cene all'aperto», dice Pieluigi Cicia, presidente della pro loco Caserta Antica.
«Non si può dire che gli addetti non passino puntualmente a ritirare la spazzatura e a ripulire, ma è come la tela di Penelope: gli operai puliscono e gli avventori notturni sporcano». Un paesaggio comune a diverse contrade storiche casertane. Situazioni analoghe si registrano, infatti, anche a Vaccheria, San Leucio. «Purtroppo è una lotta contro i mulini a vento», sottolinea Michele Della Valle, titolare di un frequentato bed&breakfast situato nel centro del borgo medievale.
«Noi proviamo a fare del nostro meglio, anche curando direttamente gli spazi situati a ridosso delle nostre abitazioni, ripulendo dall'erba le stradine sulle quali affacciamo, ma non basta. C'è addirittura chi è arrivato a rubare le piante che addobbano alcuni portoni. È capitato anche a me. In occasione della manifestazione Casertavecchia in fiore, avevo abbellito alcuni esterni del mio b&b con vasi di fiori. Ebbene, una di queste mattine alla riapertura non c'erano più. Una pessima sorpresa per il senso di impotenza e di sconforto che certi gesti provocano nei cittadini di buona volontà e in noi operatori che spesso ci troviamo imbarazzati a cercare di spiegare a nostri ospiti che arrivano da ogni parte d'Italia e anche dall'estero ciò che accadde. È successo spesso - è la testimonianza di Della Valle - e i turisti, puntualmente, rimangono quasi increduli. Un posto del genere, e' la considerazione comune, meriterebbe ben altra sorte. Ma tant'è, almeno a queste latitudini». Ma c'è chi non si arrende. Come Ciro Centore, avvocato, ma soprattutto appassionato del borgo. «Non riesco a rassegnarmi. Ci deve essere un modo per uscirne, per far fare a Casertavecchia il salto di qualità che ci si aspetta. Se ne parla da decenni, ma sembra che nessuno riesca a trovare il sistema, la strategia giusta. Certo, ultimamente, la contrada è sempre più spesso al centro di iniziative culturali che, però, forse, dovrebbero essere messe a sistema. E poi, perché non cominciare dalle piccole cose? Qualche telecamera e qualche dissuasore di sosta in più, soprattutto sulla stradina che costeggia la cattedrale, per esempio, tanto per vedere l'effetto che fanno». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino