Centro d'ascolto Caritas per coordinare gli aiuti ai profughi sul territorio

Centro d'ascolto Caritas per coordinare gli aiuti ai profughi sul territorio
È stato inaugurato ieri mattina il primo centro d'ascolto della Caritas diocesana di Caserta dedicato all'emergenza Ucraina. Si tratta di un punto di riferimento...

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È stato inaugurato ieri mattina il primo centro d'ascolto della Caritas diocesana di Caserta dedicato all'emergenza Ucraina. Si tratta di un punto di riferimento per il monitoraggio, l'assistenza e l'accoglienza coordinata dei profughi ucraini arrivati e in arrivo a Caserta. All'interno della sede, allestita presso la Caritas diocesana di via San Carlino a Caserta, è presente l'interprete madrelingua che sarà in grado di supportare l'attività dei volontari diocesani e di fungere da mediatore linguistico e culturale. «Occorre continuare a monitorare gli arrivi dei profughi in città ha commentato il direttore, don Antimo Vigliotta per poterli assistere ed accogliere secondo le linee guida nazionali. Oltre agli arrivi con gli autobus, infatti, molte persone stanno arrivando anche in modo autonomo. È opportuno, però, che anche loro segnalino l'arrivo in città così da consentirci non solo di monitorare gli arrivi, ma anche di attivare l'iter per l'accoglienza che prevede, tra l'altro, un tampone molecolare e il disbrigo delle pratiche per regolarizzarne la posizione in Italia». Oltre al personale volontario della Caritas, infatti, sarà presente anche del personale incaricato ad assistere dal punto di vista legale i profughi in arrivo. I tamponi vengono effettuati direttamente presso il centro di ascolto grazie ad una unità mobile presente con dei medici incaricati dall'Asl di Caserta. Una macchina della solidarietà senza eguali.

Ieri pomeriggio è arrivato alla caserma Garibaldi anche il quarto autobus partito da Caserta lunedì mattina carico di beni diretti al campo profughi di Varsavia, in Polonia. A bordo del bus, cinquantasei persone, di cui ventisei bambini di età variabile tra un mese e quattordici anni. Anche in questo caso, per la maggior parte degli arrivati si tratta di ricongiungimenti familiari. Sette di loro, tre donne e quattro bambini, saranno invece accolti presso dei locali messi a disposizione dalla Caritas diocesana. Si tratta di strutture afferenti alla Curia, ma non sono quelle del Seminario vescovile, essendo quest'ultimo già interamente occupato dai nuclei familiari arrivati nei giorni scorsi. Ad accoglierli al loro arrivo in caserma c'erano i volontari della Caritas, della Croce rossa italiana, dell'Avo, oltre che i medici e gli infermieri dell'Asl di Caserta e naturalmente i militari della caserma Garibaldi. 

Solidarietà anche tra gli studenti dell'Università Vanvitelli di Caserta. In occasione della Giornata internazionale della donna, infatti, «in considerazione della preoccupante situazione in cui versa il popolo ucraino», le donne dell'Università degli studi della Campania «Luigi Vanvitelli» ha organizzato una raccolta di beni per essere concretamente vicino alle popolazioni colpite dal conflitto. Da questa mattina è stato allestito un gazebo all'ingresso del Complesso universitario di viale Lincoln, 5 di Caserta, precisamente al polo scientifico. Sarà possibile donare medicinali e beni di prima necessità richiesti dalla circolare emanata direttamente dal rettore Giovanni Francesco Nicoletti e che prevede, tra l'altro, alimenti ed altro per neonati, medicine, coperte, indumenti invernali per bambini ed alimenti a lunga conservazione. Un altro gazebo, invece, è stato allestito ieri a Napoli sempre dall'Università Vanvitelli, all'interno del recinto del Policlinico, lato Palazzo Bideri. La spedizione di tutti gli aiuti raccolti avverrà a cura e per il tramite del cappellano ospedaliero, padre Domenico Sportiello e della Caritas diocesana di Napoli. 

Su whatsapp e i social network è iniziato il tam tam di messaggi per cercare lavoro ad alcuni rifugiati: «C'è una coppia ucraina, marito e moglie di 45 e 43 anni, ospiti della mia collaboratrice domestica, che cerca lavoro notte o giorno possibilmente nello stesso luogo. Parlano abbastanza bene l'italiano e sono entrambi vaccinati», si legge in uno dei messaggi. Questo aspetto, tra l'altro, è già sul tavolo della Prefettura per prevenire la diffusione di lavoro nero e per cercare di limitare al massimo problemi anche relativi alla sicurezza sul lavoro.

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Il Mattino