Prima lo denuncia, poi lo perdona: Imma uccisa dal marito violento

Prima lo denuncia, poi lo perdona: Imma uccisa dal marito violento
Inviato a San Marcellino  C'è un fiocco rosa all'inizio di via Marsala. È nata Rosa. Era festa in quel budello di strada che separa San Marcellino da...

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Inviato a San Marcellino 

C'è un fiocco rosa all'inizio di via Marsala. È nata Rosa. Era festa in quel budello di strada che separa San Marcellino da Aversa e Trentola Ducenta. Una domenica lieta per la nascita della piccolina che anche Immacolata aveva voluto vedere, appena due giorni fa. In fondo al viale, dietro un cancello di ferro battuto che nessuno ha mai tinteggiato, oltre un albero carico di melograni ancora verdi, al primo dei due piani di una palazzina che si regge sotto grossi piloni di cemento a vista, che danno allo stabile l'aspetto di una palafitta enorme, è il giorno della morte. Dell'amore violento, malato, avvelenato da mille pettegolezzi. Tra le venti e l'una dell'altra notte Immacolata Stabile è stata strangolata a mani nude sul letto di casa. Nell'altra stanza il marito, Antonio Topa, è andato a mettere fine anche ai suoi giorni, fissando un laccio al solaio e impiccandosi. Così li hanno trovati i due figli della coppia, Biagio e Paola, quando sono rientrati dopo una serata con gli amici. Imma aveva 48 anni era casalinga, ma aiutava la famiglia accompagnando i bimbi a scuola con la Renault Scenic che ieri è rimasta parcheggiata con la Panda del marito nera sotto casa. Antonio, invece, faceva il carpentiere e suo figlio stava imparando il mestiere da lui. Così come lo seguiva allo stadio. Antonio era molto tifoso del Napoli.

 
«Geloso, era geloso pazzo. Sin da quando erano fidanzati». Il cugino di Topa, Saverio, è appena arrivato da Pascarola sotto il condominio teatro della tragedia. Scuote la testa, ma non sembra stupito. «Lo sapevo che prima o poi avrebbe perso il controllo». Eppure «la moglie era una brava donna. Le piaceva curarsi, vestirsi bene e anche questo lo irritava». C'è una teoria dietro il dramma di San Marcellino e lo illustrano le amiche di Imma. «Alcuni parenti passavano il tempo a infangare il nome di Imma, inventavano storie sul suo conto. Lo hanno fatto fino a ieri». «Forse qualcuno ha istigato Antonio, gli ha raccontato qualcosa di falso, innescando tutto ciò». L'ultimo post di Imma, su Facebook, recita: «la gente ascolta la metà, capisce un quarto e racconta il doppio». Quasi una conferma di ciò che riferiscono le sue amiche.

Un anno fa Imma querelò il marito per maltrattamenti. Ci fu un breve monitoraggio sulla coppia, periodo durante il quale, a dire degli investigatori, non ci fu alcun comportamento violento da parte dell'uomo. Passò poco tempo e la donna andò a ritirare la querela. Disse che l'aveva presentata in un momento di stizza. Non ci fu quindi una vera indagine, né i magistrati ebbero la possibilità di emettere un provvedimento restrittivo nei confronti del 51enne.

C'era solo uno dei condomini, nel palazzo, quando Antonio Topa ha ucciso la moglie. La famiglia che vive al piano superiore del loro appartamento nel pomeriggio. «Siamo andati a una festa di compleanno - racconta il condomino - forse ha atteso che uscissimo. Se litigavano? Non più di quanto non facciamo io e mia moglie. A me sembrava una coppia normale. Vivevano già qui quando, da Caivano, ci siamo trasferiti quattro anni fa. Non li ho mai sentiti alzare la voce». Eppure domenica sera Antonio ha strangolato Imma a mani nude. I figli della coppia, e poi i carabinieri, si sono ritrovati di fronte a una scena raccapricciante. Il corpo senza vita della donna giaceva sul letto, senza vestiti, con segni rossi intorno al collo. Nella stanza accanto, il corpo del carpentiere penzolava da una corda. Nessun biglietto, né urla che potessero allarmare gli unici presenti nel palazzo al momento dei fatti, ovvero gli inquilini dell'appartamento attiguo a quello dei Topa.


La Procura di Napoli Nord ha disposto l'autopsia sulle salme dei coniugi. La pista, l'unica considerata finora, è quella dell'omicidio-suicidio. L'ennesimo dramma della gelosia che distrugge una famiglia in quest'area della provincia di Caserta a ridosso del Napoletano. Meno di due anni fa, era il 22 ottobre del 2016, Carmine D'Aponte uccise la moglie 28enne, Stefania Formicola, con un colpo di pistola alla pancia. Cercò di farlo passare per un incidente. Nel febbraio scorso è stato condannato all'ergastolo. Questa volta non ci saranno processi. Solo il dolore di due figli che hanno perso i genitori nel peggiore dei modi possibile. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino