Occorrerà aspettare altri dieci giorni per entrare nel vivo del processo a don Michele Barone. L’interrogatorio del teste chiave, la sorella della piccola che avrebbe...
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Si è appreso con certezza, nel corso della breve permanenza in aula, che il sacerdote - detenuto dal giorno dell’arresto, nel febbraio scorso - è stato trasferito dal carcere di Vallo della Lucania a quello di Secondigliano. Gli avvocati non si sbilanciano, ma pare che il Dap abbia deciso di trasferire il prete in seguito a situazioni di pericolo che si sarebbero verificate nel penitenziario salernitano. Un piccolo giallo se si considera che in una trasmissione tv si è fatto riferimento a una lettera scritta dal prete, nella quale si parlava di minacce e altro, ma del manoscritto la polizia giudiziaria non avrebbe trovato traccia.
A ogni modo, ieri, per la seconda volta da quando è in corso il processo a porte chiuse a Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere, Barone era presente in aula. Barba incolta, solito piglio deciso, il sacerdote di Casapesenna ha potuto contare, sebbene solo a distanza, sul solito gruppo di adepti che si è presentato davanti al tribunale per sostenere moralmente colui che è considerato una guida spirituale.
Come si ricorderà, don Barone è sotto processo per maltrattamenti su una minorenne e per abusi sessuali nei confronti di due ventenni, ex sue parrocchiane. Tutte considerate indemoniate. Nel corso delle indagini e dopo l’arresto sono emersi altri profili sui quali la Procura diretta da Maria Antonietta Troncone, con l’aggiunto Alessandro Milita e i sostituti Alessandro Di Vico e Daniela Pannone, stanno tutt’ora lavorando. Affari legati ai pellegrinaggi a Medjugorie e Cracovia, un business sul quale Barone contava molto e dal quale aveva un certo introito dal momento che prima dei guai giudiziari era un prete stimato tanto in Italia quanto in Irlanda. Nel corso delle indagini sono state ascoltate decine di persone e la Procura ha acquisito diversi video in cui si vedono quelli che sembrano violenti rituali esorcistici. In un caso un uomo viene brutalmente colpito al capo con un pesante crocifisso. Una coppia di giovani residente a Desenzano sul Garda ha raccontato di essere stata a sua volta vittima di angherie da parte del prete. Nel corso dei mesi, agli atti sono finite anche le dichiarazioni del pentito Michele Barone, ex dei Casalesi e cugino omonimo del religioso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino