«Quella nigeriana è una mafia forte, radicata e ormai diffusa anche all'estero. In Europa come negli Stati Uniti. Non a caso solo un paio di mesi fa a Vienna,...
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Ora anche l'Fbi si interessa ai traffici illeciti che i nigeriani stanno organizzando dietro la tratta di giovani donne a Castelvolturno.
«Con il Federal Bureau of Investigation, come d'altronde con la stessa Dea statunitense, abbiamo un ottimo e costante rapporto di collaborazione. A Roma, presso l'ambasciata americana, c'è un magistrato di collegamento che interloquisce con la nostra magistratura. È vero, a Castelvolturno la mafia nigeriana fa affari sporchi, soprattutto con lo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e con lo spaccio di droga».
Adesso però si schiudono scenari ancor più terribili: c'è il sospetto anche di un traffico di organi umani.
«Sebbene non vi siano ancora riscontri completi in sede giudiziaria, terremo alta la guardia anche su questo inquietantissimo sospetto, da non sottovalutare».
Quale aspetto fa più paura di questa organizzazione criminale?
«Innanzitutto la sua capacità di essere protagonista sul fronte del trafficking, la tratta degli esseri umani. In Libia migliaia e migliaia di disperati provenienti dal Centro Africa sono arrivati e sono stati stipati come bestie in veri e propri lager. Dietro questo vergognoso business c'erano proprio i nigeriani delle Black Axes e della Supreme Eiye Confraternity. Dalle nostre indagini emergono spaccati terrificanti: come la testimonianza di una 15enne finita nella rete dei criminali, violentata e sverginata dagli aguzzini e poi costretta a prostituirsi. Quando venne ascoltata dagli inquirenti non solo non riusciva più a parlare, ma aveva addirittura perso la dimensione del tempo. Purtroppo mentre noi parliamo, nel mondo continuano a perpetrarsi torture e violenze simili. Nei villaggi sperduti della Nigeria, come in quelli di molte altre nazioni dell'Africa occidentale, vengono effettuati ogni giorno veri e propri rastrellamenti di giovani da deportare in Europa; e chi tra loro osa denunciare subisce ritorsioni gravissime: o in prima persona, o dirette ai suoi familiari».
Torniamo a Castelvolturno e al litorale domitio. Come fanno queste organizzazioni nigeriane a convivere con la camorra?
«Su tutto il litorale domitio la camorra è purtroppo ancora molto forte ed esercita un forte controllo territoriale che consente alle gang nigeriane, previo il pagamento di un pizzo, sia di organizzare e gestire direttamente sia il traffico di stupefacenti, sia la prostituzione».
E in Sicilia?
«Pur svolgendo attività criminali, lì i nigeriani che delinquono vengono accettati fino a quando non debordano dal piccolo traffico e fin quando non creino eccessivi allarmi attirando l'attenzione delle forze dell'ordine. Dove invece i nigeriani hanno più campo libero è al Nord».
Che cosa serve allora per affrontare questo nuovo rischio?
«Con la Nigeria abbiamo un ottimo trattato di collaborazione. Serve sicuramente un più stretto collegamento tra quel Paese e il resto delle nazioni europee. Ma, al di là di tutto ciò, di fronte a crimini tanto orrendi quel che serve è un risveglio delle coscienze». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino