Caserta. Sentenza nulla, gli atti passano a Roma. Questa è la decisione presa dai giudici della Corte di Appello di Napoli - presidente Fernando Giannelli, relatore...
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Il processo doveva essere incardinato a Roma perché nel testo dell'istanza (più una minaccia che un'istanza, stando alle indagini della Dda di Napoli) letta da Santonastaso in aula - durante il processo di Appello denominato Spartacus contro il clan dei casalesi - erano stati inseriti anche i nomi dei magistrati di Napoli e Santa Maria Capua Vetere che avevano occupato un ruolo cardine nella lotta al crimine organizzato dell'area casertana. Per i giudici, dunque, il processo doveva slittare nella Capitale perché la procura di competenza per i magistrati citati era quella romana. L'eccezione era stata sollevata in secondo grado dai legali difensori di Santonastaso, Mauro Iodice e Rizziero Angeletti.
Il proclama - che fece piombare nei guai l'avvocato - venne letto da Santonastaso nel 2008 ed era a firma dei boss Antonio Iovine, ora pentito, e Francesco Bidognetti di Casal di Principe. Entrambi assolti.
Il precedente
La sentenza di primo grado era stata emessa dalla terza sezione del Tribunale di Napoli che aveva assolto anche l'avvocato Carmine D'Aniello. Santonastaso, invece, era stato condannato non solo alla pena di un anno di reclusione, ma anche al pagamento del risarcimento dei danni a favore di Saviano, Capacchione e dell'Ordine dei giornalisti della Campania, che si erano costituiti parte civile, nonchè ad una provvisionale di 20 mila euro alla giornalista. Il pm Antonello Ardituro aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi per Santonastaso, Bidognetti e D'Aniello.
Gli ex boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, quest'ultimo collaboratore di giustizia, furono assolti per le minacce con la formula "per non aver commesso il fatto". Ai due era contestata anche l'aggravante della finalità mafiosa. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino